Lezione: genitori-arbitri nel campo del coach aggredito a Ponte Tresa

FB Laveno Ponte Tresa
FB Laveno Ponte Tresa

Lavena Ponte Tresa è quel paese sul confine svizzero finito in prima pagina per un episodio grave e da (non) dimenticare: l'aggressione a un coach di una formazione di minibasket da parte di un genitore impresentabile, redarguito perché durante la gara del figlio se l'era presa con gli arbitri, per poi passare alle vie di fatto con il coach nello spogliatoi davanti ai ragazzini.

Alla presenza di Alberto Bellondi, presidente regionale della Federazione italiana pallacanestro, si è svolta una partita tra Scoiattoli (i nati nel 2010) schierati quattro contro quattro in sei tempini da sei minuti ciascuno. Per l'occasione, davanti al coach vittima dell'aggressione Roberto Guali (Il naso si è sgonfiato, non ho più segni in faccia e sono qui per stare vicino ai miei ragazzi) hanno arbitrato i genitori.

Partenza facile con Mara Spozio, 40 anni, ex giocatrice di basket e mamma di tre bimbi di 9,6 e 4 anni; poi si alternano altri cinque genitori, per capire con questa esperienza le difficoltà di fare il giudice di una gara e il dover sopportare commenti spropositati e sproporzionati all'evento (le partite degli Scoiattoli non danno un punteggio finale e non generano nemmeno una classifica) e all'educazione sportiva di adulti e bambini.

Ciliegina in fondo per Roberto Guali cui viene consegnato il premio «Giacomo Melani», una borsa di studio della federazione: due anni di corso per diventare istruttore nazionale.