Femminile: i peccati di Milano e Roma ma anche del movimento

Dopo una sola stagione con 4 squadre tra A1 ed A2, il basket femminile si ritrova con una sola realtà nelle due città più importanti del Paese
17.05.2024 10:03 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Femminile: i peccati di Milano e Roma ma anche del movimento

Roma-Milano 2 ad 1 nel basket femminile per una volta. Scongiurando la notizia di un ennesimo autogol della Capitale per un 3 ad 1 che suonerebbe come le campane a morto di una chiesa, anzi di una basilica visto che parliamo della città che confina con San Pietro.

Stella Azzurra e Basket Roma retrocesse da serie A2 alla serie B, Sanga Milano dalla A1 alla A2. E la Oxygen Roma che dopo mesi di silenzi, giusto ieri, giovedì 16 maggio, ha ricevuto assicurazioni importanti dal suo presidente, Raffaele Rubin, sul controllo della situazione e sulla continuità del progetto in serie A1. Ma solo dopo che un articolo di Repubblica, ripreso qui  su PB, aveva portato allo scoperto cose non belle diciamo così.

Dunque due ad uno, fermiamoci qui. Comunque un terremoto per l’intera pallacanestro femminile che solo un anno fa brindava e banchettava al tavolo delle due “metropoli” italiane finalmente tornate nel basket che conta. In molti si sono girati film nella loro testa sulla pallacanestro italiana finalmente al centro delle chiacchiere europee anche senza che le due squadre facessero le Coppe:  ”Sai ci sono Milano e Roma in serie A1!”.

A parte il fatto che di questo che poteva essere un valore aggiunto, nessuno ne ha approfittato, dentro il movimento, promuovendo, investendo, incitando, programmando. Sappiamo bene che organizzare una manifestazione a Roma o Milano ha costi altissimi, ma come la solita pallavolo – che ha un budget minore ricordiamolo sempre altrimenti ci prendiamo in giro da soli – ci riesce ogni anno? Possibile che non esista uno capace di portare le FF di Coppa Italia a Milano…dico Milano o Roma…dico Roma? Il Giro d’Italia di ciclismo da due anni ha scelto la Città eterna come sede dell’ultima tappa con ritorni straordinari in tutti i sensi. Dopo che per anni la tappa finale è stata a Milano.

Calma. Nessuna pretesa di paragonarci al ciclismo né come interesse della gente né a maggior ragione come risorse economiche. Ma un pensierino si poteva e si può fare? Le finali della Coppa Italia di pallavolo, riempiono il Palazzo dello sport di Roma – il PalaEur – anche senza la squadra di Roma, sempre per intenderci. Anche qui, nessun paragone, loro sono una tigre ed il basket femminile un cigno che fa quel che può. Ma la LNP ci è riuscita ed anche in quel caso senza squadre di Roma. Allora non si può fare proprio come gli altri, ma qualcosa si potrà fare o è proibito dalle leggi? Senza idee, fantasia e sì, anche rischi, non si cresce mai. Ci sono altre squadre he annaspano forte nel mare della A1 e qualcuna fa rumore per il blasone, quindi un pensiero sul sistema andrebbe fatto con correttivi immediati. Ma il biglietto da visita di Roma e Milano poteva essere straordinario. 

D’altra parte è chiaro che le retrocessioni di queste tre squadre vanno attribuite alle squadre stesse, ai loro dirigenti, agli allenatori, alle giocatrici in parti uguali come sempre quando si tirano le somme. Non c’è mai un colpevole solamente, ma tanti. E se di Milano Sanga colpisce una sorta di approssimazione nel fare la squadra e nel tentare di cambiarla in corso d’opera pur avendo qualche risorsa per far meglio, di Roma non si può liquidare tutto con la solita frase “A Roma non si vince mai perché è così”. Primo perché non è proprio vero. E secondo perché i due casi vanno distinti.

La Stella Azzurra ha fatto due anni di A2 salvandosi alla prima stagione col batticuore e precipitando in questa invece con largo anticipo, vittima del terremoto che ha colpito la società intera che ha azzerato ogni possibilità di giocare con serenità per un gruppo già di suo più debole degli altri. Responsabili in questo solo caso tutti tranne le giocatrici che hanno subito.

Il Basket Roma si è presentato al suo primo anno di A2 forte del dominio del gruppo delle 2005 e 2006 nei campionati giovanili e nella serie B dello scorso anno. E non ha cambiato nulla. Non ha preso una straniera, non ha preso nemmeno una o due senior italiane che facessero da frangiflutti. Risultato: retrocessione all’ultima gara di play out con Torino ma con la miseria di appena 7 partite vinte in stagione, compresa quella ad Ancona nel rimo turno di salvezza, su 31 totali. Un plauso al coraggio di far giocare le giovani, un serio dubbio sul fatto di gettarle nella mischia senza protezione.

Protezione che dovrebbe arrivare anche da genitori e procuratori. Ma di questo abbiamo già scritto qui.

Quello che fa più male notare qui, in questa prima analisi a caldo cui ne segiranno altre, è che per una volta che poteva farlo a buona ragione, il movimento del basket femminile, non si è riempito la bocca di “Milano e Roma” mentre lo fa di tante altre stuidaggini per usare un termine gentile e magari desueto (dal vocabolario Treccani :” agg. [dal lat. desuetus, part. pass. di desuescĕre «disavvezzare»], letter. – 1. Non più abituato a qualche cosa). Lo farà l’anno prossimo con la Oxygen in A1 almeno?