Violenza: se scorre il sangue abbiamo perso, tutti

Arriva una notizia che alza ulteriormente il livello di allarma nei nostri palazzetti. Non basta più condannare una o due persone, bisogna cambiare radicalmente
30.05.2024 11:10 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Violenza: se scorre il sangue abbiamo perso, tutti

Non capiamo. E soprattutto non vogliamo capire. Troppo gli episodi di violenza verbale e fisica accaduti in questi soli cinque mesi dell’anno per lasciar correre. L’ultimo, quello che abbiamo riferito qui, accaduto a Rieti, mette un punto alla questione: ci interessa risolvere il problema della cattiva predisposizione della gente nell’andare a vedere una partita di basket?

Di questo parlo perché questo conosco, ho visto e continuo a leggere e vedere. Quando il coach di Rieti dice “In tanti anni di basket non ho mai visto una cosa del genere” è perché evidentemente si è superato quello che aveva visto, con tanto di dichiarazione identica, un suo collega qualche giorno, settimana, mese prima. E poiché le costanti sono sempre più spesso nelle partite giovanili, bisogna che si prendano provvedimenti irreversibili.

Il genitore che urla dagli spalti “Devi fare la fine di quell’altra!” ricordate solo pochi mesi fa, ad una donna arbitro di una partita giovanile, riferendosi a Giuia Cecchettin, quell’altro che aggredisce l’allenatore della squadra del figlio perché gioca poco, gli arbitri – che sono una parte del problema – che vengono insultati ed aggrediti con una violenza verbale e fisica che non ha nessuna ragione d’esistere.

Tutti noi genitori pensiamo che i nostri figli siano bravi a fare questo o quello sport, ma bisogna essere onesti con sé stessi e capire davvero cosa può o non può fare il nostro ragazzo o la nostra ragazza. Fin dove può arrivare. Senza metterle addosso ansie ed obbiettivi che in realtà sono più nostri che altro. Anche perché nel 90 per cento dei casi non capiamo assolutamente nulla dello sport che i nostri figli stanno facendo ed allora ci facciamo convincere dai procuratori, la maggior parte dei quali ha un solo interesse: il portafoglio proprio e quello del cliente. Dove, come, perché vada a giocare lì piuttosto che là non gli frega un tubo per dirla gentilmente. Basta incassare.

Questo ed altro – per esempio l’incapacità delle Leghe e della Federazione di organizzare campionati normali, non dico buoni ma almeno normali – contribuisce a creare un clima che aleggia tetro sui campi sin dalle più giovani categorie dove anche alcuni allenatori ci mettono del loro con fantasiose idee di zona nel’U13 in nome dei due punti o del passaggio del turno. Sia chiaro: la maggior parte di genitori, allenatori, dirigenti, ragazzi e ragazze sono brave persone, rovinate da qualche cialtrone. Sui procuratori io personalmente, ho una percentuale diversa, ma ne conosco pochi che pensano prima di tutto al benessere totale del loro cliente o della loro cliente.

L’obiettivo unico, irrinunciabile è la Vittoria. Qualunque età, partita, torneo, trofeo. Ed appunto a tutti i costi. Non la formazione, la creazione di giocatrici/giocatori ma la vittoria: magari non sanno palleggiare o passare un pallone ma come tirano da tre a 14 anni… “E guardate che statistiche…” Triste, tutto molto triste come direbbe un friulano DOC – Friuli Venezia Giulia Land of Basketball – come Bruno Pizzul. Tutto molto sconfortante per cui una rissa, un’ingiuria, una litigata o peggio di questo sono la naturale conseguenza di questo atteggiamento che coinvolge tutti, genitori, allenatori, dirigenti, arbitri, pubblico, ragazzi e ragazze, stampa quando c’è n’è e deve raccontare i fatti con semplicità ed onestà. Ed è su questo atteggiamento che bisogna intervenire con forza perché abbiamo visto che sino ad ora, multe, squalifiche, daspo &c non servono se poi succede quello che è successo a Rieti.

Lo sport a scuola? Non dico come pratica ma come insegnamento come materia nella quale si insegnano cose tipo rispetto, onestà, sacrificio? Sopravvaluto le persone come dice un mio carissimo amico? Può darsi ma Rieti e quella rissa deve essere il punto di arrivo di un certo modo di fare. Il dado è tratto, disse uno molto più famoso ed importante del sottoscritto. Facciamo in modo che il sangue scorso a Rieti – Paolo Matteucci coach di casa è stato ferito e medicato con diversi punti – non diventi come il Rubicone passato da Giulio Cesare.