Valtur Brindisi: a Milano una vittoria importante nella classica partita sporca

20.10.2025 17:30 di  Michele Longo  Twitter:    vedi letture
Valtur Brindisi: a Milano una vittoria importante nella classica partita sporca
© foto di Savino Paolella

Non potendo essere un campionato con tanto atletismo come quello di A, il campionato di A2 è bello perché propone tanti tipi di partite. Ci sono quelle più tecniche in cui si vedono tanti giochi e tante soluzioni offensive e poi ci sono quelle in cui sono il fisico e l’agonismo a fare da padrone. Quella andata in scena all’Allianz Cloud tra Urania Milano e Valtur Brindisi, vinta dai pugliesi per 80-79 dopo un supplementare, è sicuramente da annoverare tra quelle in cui il fisico ha il sopravvento rispetto alla tecnica. È stata la classica partita sporca, dall’esito incerto per 45 minuti, e che si è risolta nel modo più assurdo e impensabile, ovvero con Taylor (34 punti e 8/9 ai liberi fino a quel momento) che sbaglia dalla linea della carità il tiro del pareggio e del probabile secondo overtime. Nonostante lo spettacolo in campo non sia stato proprio dei migliori, quello sugli spatli non ha deluso le aspettative. Gli oltre 300 brindisini presenti, i tanti altri sparsi per l’Allianz Cloud e mischiati con il pubblico milanese, hanno dimostrato che nel basket ci sono ancora realtà sane, luoghi in cui si può tifare due squadre stando seduti nello stesso settore. Una prova che il basket sa essere gioia e tristezza, felicità e disperazione per un tiro segnato o sbagliato, ma non potrà mai essere violenza becera e criminalità, come quella che ieri ha causato la morte di Raffaele Marianella.

PITTURATO CHIUSO – Cardani è un allenatore che studia molto bene la fase difensiva delle sue squadre e si è fatto trovare prontissimo di fronte a una squadra come la Valtur che fa del gioco interiore il suo punto di forza. Fin dai primi momenti di gioco si è subito capito che il pitturato dell’Urania era stato chiuso a doppia mandata, con raddoppi continui per chiunque provasse ad avvicinarsi al canestro in post. Ancora migliore è stata la difesa sul pick ‘n roll, in cui si lasciava spazio al rollante per ricevere palla sotto canestro, salvo poi circondarlo con una vera e propria gabbia impedendo al lungo sia di andare a canestro, sia di riscaricare fuori. La tattica ha funzionato sin da subito perché Brindisi ha un settore lunghi molto forte, ma non particolarmente atletico e sia Vildera che Esposito, con la loro tendenza ad abbassare la palla per trovare la coordinazione migliore, hanno agevolato la difesa milanese. Proprio in quel momento infatti scattava la trappola preparata da coach Cardani e il più delle volte l’azione si concludeva con un tiro sbagliato, stoppato o con una palla persa. Certo, questo tipo di difesa lascia anche tanto spazio libero sull’arco, ma l’Urania ha deciso di scommettere sulle percentuali da tre dei pugliesi; una scelta comprensibile e che ha pagato per lunghi tratti della gara.

LA SVOLTA SMALL – Che la partita sarebbe stata punto a punto è stato evidente quando, nel secondo quarto, Brindisi è riuscita ad andare avanti di 10 punti salvo poi essere rimontata praticamente immediatamente fino al +4 con cui si è chiusa la prima metà. Brindisi si è trovata di fronte a una partita molto simile a quella persa contro Livorno, ma questa volta, come ha sottolineato coach Bucchi in conferenza stampa, è rimasta unita. Copeland ha preso i tiri che doveva prendere, la squadra ha continuato a giocare nonostante i tiri sbagliati e a cercare le soluzioni migliori. Oltre a questo, la direttiva più importante è arrivata dalla panchina per due volte. La prima con la decisione di andare small, mettere Ethan Esposito da centro e sguinzagliare Mouaha contro Taylor. È stata la svolta della gara perché da quel momento in poi Brindisi ha cominciato a macinare gioco. Non è andata via nel punteggio perché la difesa di Milano continuava ad essere ottima e perché ha continuato a non essere precisa al tiro, ma è riuscita a ritrovare fluidità. Ci si chiederà come, ma la risposta è molto semplice: avendo un play come Cinciarini in grado di leggere il gioco come pochi altri in questa categoria. Qui si arriva alla seconda direttiva. Copeland, con i suoi 33 punti è stato il top scorer e l’uomo che tirava fuori le castagne dal fuoco, Cinciarini invece era quello he decideva l’anello debole della difesa milanese, quindi dato che era impossibile andare nel pitturato, l’obiettivo era liberarlo per permettere le penetrazioni. Come? Pick ‘n roll con Radonjic (sempre pericoloso nel pop) e provare a serivre il compagno accoppiato con il difensore più battibile per creare vantaggio.

LA MOSSA CHE NON TI ASPETTI – Brindisi la partita l’aveva vinta già nei tempi regolamentari, ma, come detto anche da Piero Bucchi, piccole disattenzioni hanno permesso a Milano di strappare il supplementare. Una su tutte il non fare fallo su Gentile a 10 secondi dalla fine, permettendogli di servire Taylor che, poco marcato, ha messo dentro la tripla del pareggio praticamente da nove metri. Nell’azione decisiva della partita però Bucchi ha deciso di fare qualcosa di diverso, seguendo comunque la tattica dell’ultimo quarto e descritta in precedenza: anello debole della difesa identificato in Lupusor, quindi pick’n roll tra Cinciarini e Radonjic con il solo intento di provocare un cambio e accoppiare Copeland proprio con Lupusor; l’americano attacca e attira il raddoppio come nelle azioni precedenti, solo che non arriva fino a canestro come tutti si aspettano, ma scarica su Mouaha liberissimo sull’arco, tripla e canestro della vittoria. Lo stesso Mouaha che veniva da uno 0/2 da tre nelle due azioni precedenti è stato l’artifice del canestro più importante della partita. Non è solo però una questione di vittoria o di sconfitta. Nella tripla di Mouaha c’è tanto altro che potrebbe essere molto importante per il proseguio della stagione: innanzitutto Copeland, gran realizzatore ma non di certo un fine pensatore, che attira su di se la difesa e, invece di tirare o forzare una conclusione, decide di passarla; poi il fatto che l’ultimo tiro sia affidato a Mouaha vuol dire che Bucchi ha fiducia in tutti i componenti del suo roster e non ha paura a sparigliare le carte e sorprendere gli avversari disegnando un gioco che nessuno si aspetta; infine la capacità di Brindisi di avere interpreti diversi a seconda delle partite. Mouaha era stato inserito per difendere su Taylor e lo ha fatto egregiamente, ma è stato in grado di essere decisivo in una serata in cui Esposito, Miani e Vildera non sono pervenuti, Radonjic era impegnato nel classico lavoro sporco e Cinciarini e Copeland avevano tutte le attenzioni della difesa addosso. I campionati di A2 si vincono con 10 giocatori in grado di dare il proprio contributo anche in base alle caratteristiche e all’andamento delle partite. Brindisi è adesso a quota 5 vittorie e una sconfitta, gioca ancora senza un americano e presto avrà una rotazione ancora più ampia per provare a tornare in serie A, così come chiesto dai suoi tifosi a fine partita.