Fine di un’era: Spurs e la NBA iniziano la stagione senza Gregg Popovich dopo 29 anni

Per la prima volta dal 1996, i San Antonio Spurs affronteranno una stagione NBA senza Gregg Popovich sulla panchina. Una svolta storica per la franchigia texana, che saluta il suo leggendario coach dopo quasi tre decenni di leadership tecnica e gestionale, e per tutta la Lega. Nel 1996–97, Popovich prese il posto di Bob Hill, assumendo contemporaneamente il ruolo di general manager. Fino a quel momento, San Antonio aveva raggiunto le Finali della Western Conference solo quattro volte (1979, 1982, 1983 e 1995), senza mai conquistare il titolo. La squadra giocava ancora all’Alamodome, impianto abbandonato nel 2002 per trasferirsi all’AT&T Center.
L’eredità: 5 titoli NBA e una dinastia.
Con Popovich alla guida, gli Spurs hanno vinto 5 campionati NBA, disputato 6 finali e centrato i playoff per 22 stagioni consecutive (dal 1997–98 al 2018–19). Ha allenato 2214 partite di regular season, terzo nella storia NBA, vincendone 1390: record assoluto per un allenatore.
Nei playoff ha diretto 284 gare (secondo dietro Phil Jackson) e vinto più di chiunque, eccetto Pat Riley e lo stesso Jackson.
Il big three e le scelte decisive
Sotto la sua guida sono arrivati Tim Duncan, Tony Parker e Manu Ginóbili, protagonisti di uno dei trii più iconici della storia NBA.
Popovich ha anche orchestrato l’arrivo di Kawhi Leonard e, più recentemente, ha selezionato Victor Wembanyama al Draft, lasciando un’eredità tecnica e culturale senza pari.
Il contesto storico: Jordan, Raptors e l’espansione.
La stagione 1996–97 segnò anche il ritorno completo di Michael Jordan dopo il primo ritiro, pronto a conquistare il secondo three-peat con i Bulls.
Era la seconda stagione per Raptors e Grizzlies, le squadre numero 28 e 29 della lega. Nel 2004–05 si sarebbe aggiunta la trentesima franchigia: i Bobcats (oggi Pelicans).
Seattle, finalista nel 1996, sarebbe poi diventata Oklahoma City nel 2008.