LBA - Vanoli Cremona-De Vico:” Non mi pongo limiti”

25 anni e tanta esperienza già accumulata fin da inizi anni 2000: una vita a Biella e adesso a Cremona, Niccolò De Vico ha indossato la maglia azzurra quasi 50 volte e si racconta in questa lunga intervista concessa alla fan page @passionegialloblu
Dal 2009 fa parte delle giovanili della Pallacanestro Biella, con cui ha esordito in prima squadra in Serie A nel 2010. Inizia a far parte stabilmente del roster nel 2012-13.
Nel 2014 è stato convocato da Stefano Sacripanti per partecipare agli Europei Under-20 con la Nazionale di categoria. Nella stagione 2014/2015 trova più spazio e più fiducia da parte di coach Corbani, chiudendo con 5,2 punti, 2,3 rimbalzi e 1,1 assist, nel finale di stagione s'infortuna Alan Voskuil e così ai play-off si ritrova con maggiori responsabilità, ripaga il coach con 10,4 punti 2,7 rimbalzi e 0,4 assist.
Dopo sette anni da professionista a Biella, il 30 maggio 2017 firma in Serie A un biennale con opzione per una terza e una quarta stagione con la Pallacanestro Reggiana.
Il 10 luglio del 2019 viene ingaggiato dalla Vanoli Cremona con cui si lega alla società lombarda fino al giugno 2022.
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Com’è stato esordire con Biella in A1 nel 2010?
“Il mio esordio in serie a è stato incredibile anche perché è stato a Siena contro la Monte Paschi che vinceva veramente tutto; le emozioni erano tantissime e bellissime, addirittura ricordo che mi tremavano le gambe dall’ansia-Non dimenticherò mai la chiamata di coach Luca Bechi che, un bel giorno, durante l’allenamento delle giovanili, mi disse: “Niccolò tu domani ti alleni con noi”. Non capì più niente per l’emozione improvvisa.”
Qual è stato l’allenatore della tua esperienza biellese è stato più importante per la tua crescita?
“A Biella sono stato molto fortunato perché ho avuto molti allenatori fondamentali, non solo per la mia crescita da giocatore, ma anche da uomo. Se ne dovessi scegliere uno sarebbe Federico D’Anna perché mi ha dato l’opportunità di giocare in una società molto seria ed è stato veramente di grande aiuto. Federico mi ha formato in tutte le giovanili insegnandomi l’etica del lavoro, il valore dello spogliatoio, dei tifosi e dei compagni che ancora oggi mi porto dietro nella mia carriera da giocatore.”
Com’è stata la tua esperienza alla Reggiana?
“A Reggio Emilia sono stati due anni molto intensi e belli e i ricordi sono sicuramente molto positivi: quando sono arrivato a Reggio ero veramente molto carico e fin dal primo giorno mi sono sentito come se fossi a casa. Ero molto felice di far parte del progetto perché la piazza è sempre stata molto calda e la squadra tra le più importanti di Italia. È stato bellissimo aver giocato in Eurocup perché viaggiavamo sempre in giro per l’Europa e giocavamo tutti tantissimo; non solo fu emozionante, ma anche molto formativo. Mi sono confrontato con il meglio d’Europa giocando con campioni veri come Amedeo Della Valle, James White, Jalen Reynolds, Manuchar Markoishvili e molti altri. Non solo fu’ un onore giocare con loro, ma anche una grande opportunità per imparare e crescere sempre di più. Il secondo anno è stato più duro e più impegnativo rispetto al primo: non è stato facile, tuttavia siamo riusciti a non retrocedere rimanendo in A1.”
Raccontaci questa stagione e perché hai scelto Cremona
“Quest’estate ho ricevuto una chiamata da Meo Sacchetti che conoscevo già in nazionale sperimentale ed è uno dei migliori allenatori in Italia…non ci pensai 2 volte. Il progetto è sempre stato ambizioso e importante con una società molto famigliare che ti mette subito a tuo agio. Nel complesso abbiamo fatto una buona stagione, giocando partite importanti e di alto livello e, non posso negare, che se la stagione fosse continuata, ci saremmo tolti molte soddisfazioni.”
Che rapporto hai avuto con coach Sacchetti?
“Un grandissimo rapporto perché è una persona che vive il basket a 360 gradi come me: la sua caratteristica che mi ha colpito fin da subito è quella del divertimento, perché ti trasmette grande felicità durante gli allenamenti. Lavora molto sulla fiducia e per lui è importante che un giocatore si prenda la responsabilità nel momento giusto in modo da aiutare la squadra in qualsiasi circostanza. Non nego che all’inizio ho avuto un po’ di difficoltà nel capire il suo gioco, ma poi con il tempo, ho “trovato” la quadra e sono riuscito a capire il suo sistema di gioco.”
Com’è stato indossare la maglia della nazionale italiana?
“L’obiettivo che ogni appassionato di basket ha è quello di giocare con la nazionale italiana e anche per me è sempre stato così: sono momenti bellissimi che non dimentichi per nessuna ragione e, quando ti prepari per la partita, sentire e cantare l’inno nazionale è pazzesco. Durante il periodo in maglia azzurra sono stato allenato da due grandi allenatori come Sacchetti e Sacripanti che mi hanno fatto crescere tantissimo. Le pressioni sono tante perché hai tutto il popolo italiano che ti segue, ma queste pressioni devi trasformarle in carica positiva.”
Dove ti vedi tra 10 anni? Vorresti rimanere nell’ambiente cestistico?
“Cerco di continuare a crescere e di giocare il più possibile provando a non pensare al futuro, anche se prima o poi, toccherà anche me questo pensiero: sto scoprendo anche altri percorsi e ho partecipato ad un corso per diventare sommelier e coltivando la passione per i viaggi. A fine carriera spero che queste strade che ho intrapreso dall’inizio mi aiutino a prendere le giuste decisioni per il futuro, ma non nascondo di voler rimanere nel mondo del basket, vedremo...”