L'addio a Sugar Richardson, il retroscena di Villalta: «Quando arrivò l'Avvocato Porelli mi disse che...»
Renato Villalta, primo capitano di Sugar Richardson nel 1988 alla Virtus Bologna, ha ricordato Ray, scomparso ieri all'età di 70 anni. "Spero che il 2025 finisca presto · dice il numero 10 con la voce rotta dalla commozione ·. Dopo Bonamico piango la scomparsa di un altro compagno di squadra", ha detto a Il Resto del Carlino. Villalta ha anche svelato un piccolo retroscena, legato proprio a Sugar. "Quando arrivò Micheal, l'Avvocato Porelli mi prese da parte. 'Lo vedi? Tu sarai responsabile anche per lui. Sei il capitano della squadra. Dovrai rispondere del suo comportamento'. Controllare Sugar, in realtà, fu la cosa più semplice. Arrivava dalla Nba, dove era stato radiato. Ma in quella stagione, 1988/89, fu inappuntabile. Sempre. Ho avuto la fortuna di giocare al fianco di Kresimir Cosic e Jim McMillian. Sotto il profilo del talento, forse, Sugar era superiore a tutti e due. Ma stiamo parlando di campionissimi".
Che Sugar non stesse bene, lo aveva imparato il giorno del funerale di Marco. "Non ci volevo credere. Speravo si riprendesse. Anche perché lui era una forza della natura. Ho vissuto un solo anno al suo fianco, ma fu fantastico. D'estate, magari sgarrava, perché gli piacevano il cibo e il vino. Ma quando iniziava la stagione non ce n'era per nessuno. Aveva una cura maniacale del corpo. E in allenamento non si tirava mai indietro. Generoso, geniale: con il pallone tra le mani poteva fare qualsiasi cosa. Ho un solo rimpianto. Non aver giocato con lui all'apice del suo talento. Ma in quel periodo era nella Nba, perché era un fenomeno".
A Il Carlino ha parlato anche Roberto Brunamonti, che sarebbe stato il suo capitano nelle stagioni successive. "La stagione più bella è stata quella della Coppa delle Coppe. Disputò a Firenze, contro il Real, una finale incredibile. Ma aveva giocato bene tutto l'anno, contro il Paok, in semifinale". Il rimpianto di Roby è forte. "Per uno come lui avrei pagato il prezzo del biglietto. Per vederlo giocare, perché lui amava la pallacanestro. Istrionico, imprevedibile e generoso. In campo si faceva in quattro per aiutare gli amici. E i compagni". E aggiunge: "Ricordo un All Star Game. Si giocava a Roma, in campo solo gli stranieri. Mi sembra che finì la partita con 50 punti all'attivo. Uno spettacolo davvero unico. Quella volta, nella capitale, non lo applaudii come compagno di squadra. Ma come semplice spettatore. Uno show incredibile".
Brunamonti non ha dubbi: "Se non avesse avuto quei problemi che lo portarono all'espulsione dal mondo Nba, avrebbe potuto giocare da quelle parti per almeno vent'anni. Aveva un fisico eccezionale. E un talento unico. Credo che rimarrà per sempre nelle pagine più belle della Virtus. Ma per quello che ha fatto in bianconero e anche poi, nelle successive esperienze a Livorno e Forlì, faccia parte della storia della nostra pallacanestro".