Luca Infante si racconta sul nuovo format di @passionegialloblù

20.11.2021 07:09 di  Emiliano Latino   vedi letture
Fonte: @passionegialloblu
Luca Infante
Luca Infante
© foto di Alberto Benadì

La prima puntata del nuovo format Due tiri con…curato dalla pagina Instagram @passionegialloblu di Alberto Benadì, da sempre vicina alle gesta della Reale Mutua Basket Torino.

L’intervista con il capitano della Pallacanestro Biella è la prima di una lunga serie ed è una bella chiacchierata a 360° con il veterano della pallacanestro italiana e capitano Luca Infante.

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Hai avuto una carriera di alto livello: raccontaci i momenti più belli e quelli meno che hai vissuto nel corso della tua carriera.

“Ho vissuto fortunatamente tanti periodi belli della mia carriera, sono principalmente 3 quelli che non mi scorderò mai: il primo momento da incorniciare è stato quando ho ricevuto la prima chiamata dalla nazionale maggiore nella stagione 2004-2005. La mia fortuna più grande è stata quella di aver giocato stabilmente per i colori azzurri, dalla vecchia nazionale allievi fino alla nazionale maggiore dove ho partecipato alle qualificazioni degli Europei.

Non posso dimenticare la vittoria del campionato a Brindisi dove siamo stati promossi in Serie A1, una magia incredibile soprattutto per una città come quella pugliese, che vive di pallacanestro 24 ore su 24 e a cui devo tantissimo. Il terzo momento iconico è stata la vittoria della Coppa Italia a Biella dove nessuno ci dava per favoriti ma, nonostante ciò, siamo comunque riusciti a portare a casa il trofeo con un gruppo molto giovane e unito.

Purtroppo, come normale che sia, ho vissuto diversi periodi brutti della mia carriera: penso alla retrocessione di Brindisi in A2, come se avessimo spezzato il cuore ad una città intera, dopo tanti anni di sacrifici per arrivare al piano di sopra.  Inoltre non posso dimenticare del brutto infortunio al ginocchio del 2009 che mi ha tenuto lontano dai campi per 5 mesi e che mi ha portato a uscire completamente dal giro della nazionale.

Sono stati giorni molto difficili, perché avevo visto infrangere quello che era il mio sogno, rimanere stabilmente in nazionale come negli anni precedenti. Sono riuscito a risollevarmi cercando di stare il più possibile positivo e concentrandomi nel lavoro sempre di più”.

Il rimpianto più grande che ha avuto Luca Infante come cestista.

“Il rimpianto più grande è stato quello di non poter essere tornato con Andrea Capobianco quando era capo allenatore di Teramo in A1 ed insieme a diversi miei cari amici con cui sono cresciuto, come Peppe Poeta e Valerio Amoroso.  Vi dico questo perché Andrea è stata una figura fondamentale per la mia crescita da giocatore, è stato il primo allenatore che mi ha formato ed è come se fosse un fratello maggiore”.

Quest’anno hai fatto ritorno a Biella: è stata una scelta di cuore nei confronti di una città che ti sta particolarmente a cuore?

“Sicuramente sì perché quando sono stato chiamato quest’estate, la società era in difficoltà economica e soprattutto organizzativa, quindi mi sono messo a loro disposizione, non solo per cercare di dare una mano sul campo, ma anche per aiutare i giovani giocatori che sono stati ingaggiati.

A proposito volevo sottolineare il fatto di come Biella sia l’unica piazza in Italia che dà la possibilità ai giovani di giocare, ma soprattutto di sbagliare. Questo è anche sicuramente dato dal fatto che il budget era limitato e si è potuto puntare sui tanti giovani che non hanno mai giocato questo campionato e che si vogliono mettere in mostra. Per questo è fondamentale la presenza di coach Andrea Zanchi, Andrea Niccolai e Damiano Olla, che contribuiscono al continuo miglioramento di squadre e società.

La mia scelta di tornare però non è solo di cuore, ma anche in ottica futura, perché non ho più vent’anni(ride) e mi piacerebbe rimanere in società con altri incarichi e responsabilità. Biella ha un potenziale incredibile, non solo per le strutture a disposizione, ma anche per l'organizzazione che la contraddistingue-  Nonostante gli anni difficili che sta passando, sono sicuro che con il tempo migliorerà sotto molti aspetti”.

Un inizio di stagione difficile per Biella, sicuramente avete raccolto meno di quanto avete fatto: qual è il vero problema di questa squadra, che pur esprimendo una buona pallacanestro, non riesce ancora a portare a casa la vittoria?  Il tuo messaggio ai tifosi biellesi…

“Quest’anno, come già detto, avendo costruito una squadra molto giovane, è normale che nei momenti cruciali delle partite ci siano degli errori dati dall’inesperienza: questo lo abbiamo pagato a caro prezzo, perché sono diverse le partite in cui meritavamo di vincere senza raccogliere punti.

Ho letto l’intervista a Sergio Scariolo (head coach della Virtus Segafredo Bologna) che dice che le squadre giovani hanno bisogno di un processo di crescita e di tanta pazienza: è proprio questo quello che penso, perché “non si nasce imparati” e servono lavoro e sacrifici.

Oltre all’inesperienza abbiamo avuto anche diversi problemi per i vari infortuni che abbiamo avuto, non ci siamo mai allenati dall'inizio al completo e quindi non si è creata quella chimica del gruppo che serve proprio nelle prime 6/7 settimane di lavoro. La cosa che dobbiamo insegnare ai ragazzi, dal coach fino a Kenny Hasbrouck è, che nei momenti clou della partita, bisogna pensare e ragionare di più e cercare di sbagliare il meno possibile.

Ai tifosi dico che faremo di tutto per uscire da questo momento difficile, ma per farlo bisogna unirsi ancora di più, lavorare insieme senza avere pensieri negativi e soprattutto senza puntare il dito l’un l’altro. Diversamente si sfalda tutto. Lavorare, lavorare e lavorare, perché ho imparato dalla vita, che con il lavoro prima o poi i risultati si ottengono”. 

Hai da poco affrontato Torino in Regular Season. L’anno scorso invece hai incontrato Torino non solo 2 volte nella stagione regolare, ma anche nei playoff con Mantova. Quali sono le differenze che hai riscontrato e se anche quest’anno la squadra di Casalone potrà giocarsi la promozione in A1.

“Sicuramente le due Torino, sia quella dell’anno scorso quando io ero a Mantova, che quella di quest’anno, sono state costruite per vincere. Quella di quest’anno è una squadra molto fisica con giocatori di assoluto livello: penso a Niccolò De Vico, a capitan Alibegovic, ad Aristide Landi e al nuovo americano Devon Scott… sono veramente giocatori di grande talento ed esperienza.

Da quello che vedo, hanno creato un grandissimo gruppo, vanno d’accordo e questa è la cosa più importante in una squadra come quella gialloblù che vuole raggiungere certi obiettivi. Aggiungo che sono guidati da un ottimo allenatore come Edoardo Casalone: dopo aver lavorato per un lungo periodo a Tortona e a Sassari, ha voglia di mettersi in mostra e sono sicuro che potrà arrivare ad alti livelli…glielo auguro.

L’unica vera differenza rispetto all’anno scorso è che quest’anno il roster è meno profondo essendoci anche meno giocatori di esperienza, ma questo non vuol dire assolutamente che non possano giocarsi la vittoria finale, anzi c’è veramente tutto per fare una grande stagione”.

Qual è il talento nascosto all’interno del vostro roster che, con il lavoro, diventerà un top player?

“Credo molto in tutti i ragazzi perché veramente tutti hanno tutte le carte in regola per diventare grandi giocatori.

Se devo fare dei nomi inizio con Alessandro Morgillo, un ragazzo che non ha quasi mai giocato l’anno scorso alla Bertram Tortona, ma anche nei club in cui è stato precedentemente, ha sempre avuto un minutaggio molto basso. Quest’anno ha la possibilità di mettersi in mostra, perché oltre ad avere un gran fisico, ha molto talento e può veramente fare la differenza.

Un altro in cui credo molto è Matteo Pollone, un giocatore molto duttile con grandi doti difensive che dà sempre il 100% per la squadra insieme a Gianmarco Bertetti, un altro con grande talento. Lo stesso Luca Vincini, che è tra i più giovani della squadra, ha grandissime potenzialità per arrivare ad alti livelli. Sono tutti nella condizione di fare veramente bene e a loro dico di avere fame, di lavorare duro, perché nessuno regalerà nulla- Tutto quello che vuoi te lo devi conquistare con sacrificio.

Devono sapere che la possibilità che gli stà dando la Pallacanestro Biella, poter giocare sempre e con continuità, è un qualcosa di prezioso e se lo dovranno portare dentro per il resto della loro carriera”.