LBA - Alessandro Pajola: una stagione da manicomio non ancora finita

LBA - Alessandro Pajola: una stagione da manicomio non ancora finita

In silenzio, lavorando a testa bassa e preparando nel modo giusto la propria impensabile esplosione. Alessandro Pajola nel bel mezzo di un anno che ha cambiato completamente la sua vita. E se qualcuno gli avesse detto: vincerai lo scudetto e andrai alle Olimpiadi? "Gli avrei riso in faccia. È veramente tutto assurdo, ancora non lo realizzo" risponde nell'intervista al Corriere di Bologna.

Tokyo. Forse lo realizzerò quando saremo sull'aereo per il Giappone. Sono ancora un po' frastornato, non me ne rendo conto ma se mi fermo a pensarci capisco che abbiamo fatto qualcosa di incredibile e sono strafelice.

Crederci. Vorrei dire dopo il recupero dal ­17 contro Portorico, ma la realtà è che non pensavamo di battere la corazzata serba. Poi abbiamo finito a +12 il primo tempo della finale tenendo in mano il pallino, abbiamo allungato a +20 a inizio ripresa e lì ho cominciato a pensarci seriamente. Siamo rimasti concentrati perché sapevamo che sarebbero arrivati momenti delicati, poi alla sirena è stata festa.

Un commento con Teodosic. Domenica no, ma abbiamo scherzato tutto l'anno su questa partita. Siamo stati bravi di squadra a limitarlo, ci siamo alternati io, Fontecchio, Tonut. Volevamo essere aggressivi e se lo marca sempre lo stesso alla lunga perdi energia.

Continuare il viaggio insieme alla Virtus. Lo spero vivamente, perché è un grandissimo amico e una bravissima persona. Mi è sempre stato vicino, non so come andranno le cose ma per me sarebbe una gran fortuna e un onore averlo ancora come compagno di squadra.

Dalla Stamura Ancona Pajola e Polonara. Abbiamo giocato assieme per la prima volta, ma io sono cresciuto guardandolo. Il mio migliore amico è suo nipote, Michele Serpilli, andavamo al mare assieme a Porto San Giorgio e c'era spesso Achille. È stato un onore giocare con lui e passargli la palla con la garanzia che avrebbe segnato.