EuroLeague - Daniele Baiesi "Virtus come Bayern, io leggo Petrucci e rimango qui"

EuroLeague - Daniele Baiesi "Virtus come Bayern, io leggo Petrucci e rimango qui"

Nella trasferta all'Audi Dome del Bayern di stasera della Virtus Bologna (palla a due alle ore 20:45) tra gli avversari ad attenderla ci sono il coach milanese Andrea Trinchieri e il direttore sportivo bolognese Daniele Baiesi. L'intervista al corriere di Bologna.

Emozionato, da avversario? "Onestamente ne ho avute molte all'andata al PalaDozza: l'ultima volta ci ero stato nel 2009, vincendo con Biella contro la Fortitudo."

La lontananza. "Quando sono a Monaco mi viene in mente la scena del tenente Raffaele Montini che in Mediterraneo redige il diario militare e sul muro ha la scritta: "Italia, di giorno ti penso e di notte ti sogno". Poi quando torni ti rendi conto che la tua vita non è più lì, che quel posto appartiene a un'idea di te che non c'è più, arrivati al ventesimo anno lontano da Bologna."

La partita di stasera. "La Segafredo ha una sommatoria di talento ed esperienza che noi non abbiamo, a cominciare da Teodosic e Shengelia. Il nostro "uomo franchigia" è Lucic, che è fuori per infortunio e a questi livelli si è costruito: è la differenza che c'è fra un nobile e un arricchito."

La chiave." Abbiamo gli infortuni di Lucic, Obst e Sisko, dovremo fare affidamento sull'approccio difensivo sapendo che a certi livelli ti sbatti con impegno ma gli altri sono bravi. La loro classifica è più severa di quello che si è visto sul campo, perché hanno lasciato punti tipicamente da rookie a Kaunas oppure Atene col Panathinaikos."

Cosa le piace della Virtus? "Hanno gioco interno e perimetrale, un fenomeno dal pick and roll, un giocatore dalla doppia dimensione come Mickey e uno fantastico come Ojeleye che è stata una presa eccezionale con un livello di fisicità insospettabile per un rookie. La Virtus dirà la sua per i playoff e se ci arriverà sarà un brutto cliente per tutti."

Monaco in EuroLeague. Sono arrivato al Bayern nel 2017 e la vittoria nel campionato tedesco ci ha aperto la porta dell'Eurolega. Come la Virtus ce la siamo guadagnata sul campo e poi l'abbiamo mantenuta dotandoci di una struttura societaria che come prima cosa mi ha assunto a tempo pieno dotandosi della figura di ds che prima non c'era. Poi si è agito in altre aree all'interno di una struttura da 70 dipendenti che vende 18 milioni di euro di sponsorizzazioni. Abbiamo un marchio e un mercato che all'Eurolega interessa: siamo il Bayern di Neuer, Lewandowski e prima ancora Rummenigge, Kahn, Hoeness. Poi, sulla loro onda, arriviamo noi."

 Allargamento EuroLeague e coesistenza con i campionati nazionali. "Lo sostengo da quando facevo il giornalista, oltre venti anni fa. Arriverà un momento nel quale le squadre di un certo livello dovranno aggregarsi ai campionati dai playoff in avanti, come succede già in Serbia. Capisco che ai piccoli club facciano comodo gli incassi con le big, ma non si può fare oscurantismo, che è l'opposizione del progresso: abbiamo la testa nel 2023 ma i piedi ancorati al 1980."

Ritorno in Italia? "L'estero ti vizia, ti abitua a situazioni che in Italia sono conquiste sociali e qui sono date per scontate. Ho la nostalgia della lingua, ma quando leggo le sforbiciate che il presidente federale tira al mio allenatore mi tolgo ogni dubbio. Ramagli mi ha insegnato che quando trovi un posto dove ti vogliono bene non te ne devi mai andare. Io all'estero ho trovato un rispetto che in Italia non ho mai avuto e che adesso ho perché sono all'estero. In Italia c'è la percezione che noi siamo esiliati, ma io ho scelto di lavorare dove mi è stata fatta una proposta seria e dato ogni tipo di strumento per fare il mio lavoro al meglio delle mie possibilità."