E Rodman il cattivo scoppiò a piangere

(Andrea Barocci) Avete presente l'imperatore Palpatine, il cattivo per eccellenza della saga di Star Wars? Ecco, a confronto con Dennis Rodman persino lui farebbe la figura di Madre Teresa di Calcutta. Duro nei contatti, attaccabrighe, folle tanto sotto canestro che nella vita privata, Dennis sino a ieri era stato esattamente quello che sognava di diventare, proprio come recitava il titolo della sua autobiografia, "Cattivo come voglio essere": ha vinto 5 titoli NBA con Detroit e Chicago e per sette volte è stato il miglior rimbalzista, ha fatto a botte con mezza lega, si è vestito da sposa virginale, si è tinto i capelli di ogni tonalità possibile, è stato amante della rockstar Madonna e sposo per poche settimane di Carmen Electra, è stato attore, wrestler, ha partecipato al Grande Fratello Vip.
Sino a ieri...
Perchè quando a Spingfield è salito sul palco dove si celebrava il suo ingresso nella Hall of Fame, il 50enne Dennis, l'ex terrore di ogni avversario, nonostante il solito abbigliamento allucinante e i soliti piercing nelle narici, sul labbro inferiore e chissà dove altro ancora, è scoppiato in un pianto quasi irrefrenabile: «Io non giocavo per essere famoso né per i soldi. Quello che vedete ora qui è solo un'illusione, un uomo a cui piace solo essere molto colorato. Avrei potuto essere in qualsiasi parte del mondo, essere morto, o uno spacciatore. Avrei potuto essere senza casa, anzi ero senza casa». Lo ha salvato il basket, ha detto abbracciando il suo ex coach Phil Jackson che gli ha fatto da padre. «Ho un solo rimpianto: vorrei essere stato un papà migliore» ha detto, svelando anche il suo dolore per aver visto il padre naturale abbandonarlo da piccolo e in seguito fare i soldi scrivendo un libro su Dennis. La morale? Anche i cattivi piangono.