La marcia indietro di Lega e FIP azzera il nuovo palasport di Venezia

La marcia indietro di Lega e FIP azzera il nuovo palasport di Venezia

L'obbligo di avere un palazzetto con 5000 posti, ancorchè forcaiolo, aveva costretto tanti club e tante amministrazioni locali (la maggior parte degli impianti in Italia sono di proprietà pubblica) a darsi da fare - anche per non dover pagare dazio elettorale ai tifosi inferociti da una eventuale retrocessione senza demeriti sportivi della squadra del cuore.

La inopinata marcia indietro fatta da Petrucci e Bianchi all'avvicinarsi della scadenza che avrebbe rivoluzionato la serie A italiana, ricacciando indietro le società senza requisito, ha trasformato un atto di rivoluzionario coraggio in follia retroguardista. E' chiaro che la scelta in origine non fosse stata ben ponderata, per cui dopo i proclami non si era dato il via a un percorso sostenibile. Ma adesso tutto si è fermato e ci attendono dieci anni di mancata crescita degli spazi di fruizione della pallacanestro. Perché ce lo avevano detto loro quanto fondamentale fosse l'impiantistica e noi ci avevamo creduto. 

Quindi non deve stupire la notizia che la realizzazione di un nuovo impianto ai Pili di cui avrebbe usufruito la Reyer Venezia sia stata azzerata. Non tocca a noi entrare nella polemica se i terreni appartengano al blind trust del sindaco Brugnaro, o dell'eventuale costo della bonifica di detti terreni che risulterebbero inquinati dallo sfruttamento industriale. E che è proprio la marcia indietro sull'obbligo che ferma qualsiasi intenzione su quell'area o su un'area alternativa, visto che la Reyer non rischia più di dover andare a continuare la propria attività altrove.

Così ritorniamo a doverci affidare al caso, quello che per la promozione del Lecce calcio in serie A, ad esempio, regala una possibilità a Brindisi di avere un impianto adeguato (qui). Che non si farà perché senza scadenze obbligatorie sarà impossibile far trovare un punto di incontro a ognuna delle parti che saranno coinvolte nel progetto pena l'annullamento. E con una Italia dove gli imprenditori preferiscono non utilizzare capitale di rischio e in combutta con la politica preferiscono quello a debito pubblico, senza una legge quadro nazionale diventa impossibile perfino scimmiottare quello Juventus Stadium con cui tutti si sciacquano la bocca.