LBF A1: Paolo De Angelis, 20 anni a Schio, 20 anni di successi

Il Direttore Generale della società scledense racconta la storia vincente sua e del Famila Basket e spiega perchè vincono sempre
15.09.2023 09:44 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
LBF A1: Paolo De Angelis, 20 anni a Schio, 20 anni di successi

Dodici, dodici, tredici, uno. Numeri buoni per il Lotto ma soprattutto i numeri dei titoli nella personale bacheca di Paolo De Angelis da quando è dirigente al Famila Basket Schio: nell’ordine Scudetti, Coppa Italia, Supercoppa e EuroCup, dal 2003, vent’anni. Festeggiati con l’ennesimo tris di vittorie nella scorsa stagione più l’approdo storico alle Final Four di Eurolega – ciliegina della 250^partita nella massima competizione per club continentale -  e conseguente terzo posto. Una sbronza di successi già messa in archivio perché De Angelis e Schio hanno già fame di altre vittorie. Da dove nasce questa voglia di vincere sempre?

A noi perdere piace evidentemente pochissimo, lo soffriamo come una malattia. Succede a tutti quelli della società Durante le trasferte o i momenti di pausa negli allenamenti, c’è qualcuno, me compreso che gioca a carte. Guai a chi perde, viene sottoposto ad una settimana di prese in giro insopportabili. Figuriamoci le giocatrici che sanno che venire a giocare per questo club significa concentrazione ed attenzione massina a livello agonistico sempre, ai massimi livelli, in ogni partita. Chiaro che gli obiettivi estivi sono quelli di creare il gruppo di amalgamare tutte le componenti e di far conoscere le ragazze tra di loro. Poi si fa sul serio”.

Rispetto a vent’anni fa quanto è cambiato nel club?

Abbiamo attraversato diverse fasi. Ho trovato una società con idee molto chiare ma senza il supporto dei risultati. Allora ci siamo convinti a seguire un principio: per salvarsi servono le straniere, per vincere servono le italiane. Prima fase: Moro e Masciadri. Poi le tre M: Moro, Masciadri e Macchi grazie alle quali abbiamo cominciato a frequentare le finali scudetto ed a vincere. La fase 2.0 è stata quella di creare un organigramma che potesse star dietro alle giocatrici per metterle nelle condizioni di pensare a giocare e basta. Sono stati fatti grandi investimenti nel personale e nei dirigenti ed oggi abbiamo 65 persone che a vario titolo e livello ricevono un compenso dalla società per il loro lavoro. Fase 3.0: internazionalizzare la squadra. Prendere persone esperte d’Europe, delle Coppe. Grandi allenatori. Quattro anni con Mendez, tre con Vincent e siamo al terzo con Dikaioulakos. Su questo voglio però dire una cosa: io credo che gli allenatori italiani siano i più bravi ma non avendo le nostre squadre per anni fatto l’Eurolega, manca loro quell’esperienza necessaria per arrivare fino in fondo.

E poi c’è stata la fase del riportare tutto questo ad un ambiente familiare, non abbiamo voluto mai creare un gruppo asettico ma un luogo dove le giocatrici si sentano davvero a casa loro. La regia di ogni operazione è stata del presidente, il Cavaliere Marcello Cestaro”.

Avremo mai una fase 5.0 nella quale si tornerà ad un allenatore italiano sulla panchina di Schio?

E perché no? Noi non abbiamo nessun pregiudizio anzi. Nel momento storico nel quale facciamo la squadra ed immaginiamo gli obiettivi ci chiediamo quale sia l’allenatore adatto per il raggiungimento di questi obiettivi risetto alla composizione della squadra. In questo periodo lungo dell’internazionalizzazione come detto la scelta è ricaduta su allenatori stranieri ma non c’è davvero nessun valido motivo perché il prossimo allenatore del Famila non debba essere italiano”.

La squadra di quest’anno: confermate le italiane, cambiate tutte le straniere. Come mai?

La conferma delle italiane è stata voluta. Quella delle straniere un po' meno…Howard ha detto che non sarebbe voluta tornare in Europa, Mabrey ha avuto un offerta dalla Turchia che noi non potevamo nemmeno immaginare di pareggiare, Egle Sventoraite era stata presa per due mesi per darci una mano – e che mano visto il canestro da tre che ha decretato il terzo posto in Eurolega,ndr – e Ndour è incinta. Quindi abbiamo dovuto cambiare per forza. Puntiamo molto sulla gioventù di Sivka che ovviamente non è ancora all’altezza delle altre ma sta già dimostrando enormi passi avanti, Resingerova ha esperienza europea, Parks è una giocatrice che ha dimostrato il suo valore in questi anni, Guirantes – che ha fatto l’Eurolega -  è l’attaccante per eccellenza dentro l’area ed insieme a Chagas, che è un ritorno, ci darà un po' di quella fantasia latina che può essere molto interessante. E poi c’è Juhasz che è una rookie di grande livello. Siamo soddisfatti ed i nostri obiettivi sono sempre gli stessi: arrivare fino in fondo in ogni competizione”.

Come è cambiato il mercato in questi anni?

E’ aumentato tutto. A cominciare dai paesi che possono offrire buoni contratti e visibilità nelle coppe. E poi ci sono squadre che arrivano ai palcoscenici più alti che potendo spendere, offrono cifre interessanti alle giocatrici che forse non avevano grandi possibilità di scelta. E giustamente accettano di andare a giocarsi le loro carte in squadre che allestiscono roster importanti”.

Settore giovanile: perché il vostro non crea giocatrici per la prima squadra come ci aspetterebbe da un’organizzazione come la vostra?

Il Famila Basket per scelta non fa reclutamento nazionale. Dunque ci rivolgiamo al territorio di competenza della nostra società. In questo modo è più difficile avere delle ragazze che possano arrivare fino alla serie A giocando ed avendo minuti importanti. Noi investiamo nel settore giovanile con allenatori professionisti, preparatori atletici, terapisti,  Può capitare che venga fuori una giocatrice ogni tanto, forse capiterà perché abbiamo due o tre prospetti sui quali stiamo lavorando che potrebbero essere futuribili, ma così come siamo organizzati è più una coincidenza. Allora preferiamo che le ragazze arrivate ad una certa età vadano a giocare in altri club che possono soddisfare le loro legittime esigenze”.