Virtus Roma, Gilardi "C'erano i romani sul tetto del mondo, oggi..."
Il 23 settembre 1984, 40 anni fa, la Virtus Roma targata Banco di Roma saliva sul tetto del mondo a San Paolo, in Brasile, conquistando la Coppa Intercontinentale FIBA. Era l'apoteosi di un filotto irripetibile con lo scudetto 1983 e la Coppa dei Campioni 1984, con quattro "romani de Roma" nella formazione: il capitano Fulvio Polesello, Stefano Sbarra, Roberto Castellano ed Enrico Gilardi, testaccino, classe 1957. Proprio quest'ultimo è stato intervistato da Il Fatto Quotidiano nel quarantennale della vittoria, che non ha più in vita quella Virtus. Anzi, con la Virtus 1960 di Tonolli e la Luiss la capitale d'Italia gioca al più alto livello appena in serie B.
J'accuse. "Roma ha pagato tante cose, non solo errori di gestione. Nella storia del basket capitolino si leggono il declino di una città e il disinteresse delle autorità. Solo durante l'amministrazione del sindaco Veltroni si mosse qualcosa."
Banco di Roma. Ci furono tre fasi nella storia di quegli anni. La prima fu un viaggio in un mondo inesplorato. La seconda, con il trionfo in Eurolega, fu quella della determinazione. La terza fu figlia della consapevolezza di essere una realtà consolidata."
La partita chiave di quei favolosi due anni. "La semifinale di ritorno dei playoff a Cantù, dopo aver perso in casa gara 1. Senza quel successo, non avremmo raccontato questa storia. Il match più romanzesco fu quello di Ginevra. Chiudemmo il primo tempo sotto di 10 punti, ma nella ripresa demolimmo il Barcellona."
I punti di forza, oltre a Bianchini e Larry Wright. "In quella squadra c'erano quattro romani. Rappresentavamo Testaccio, AppioLatino, Monteverde e Bufalotta. C'era un forte senso di appartenenza. Il passaggio dal Palazzetto al Palasport fu l'altro elemento decisivo: nella finalissima scudetto fu stabilito il primato italiano di spettatori. Incontro ancora persone che mi dicono 'io quella sera c'ero."
Crisi del basket a Roma, crisi del basket in Italia. "Si è puntato solo sul campionato, con l'idea di creare una specie di Nba. Ma qui non siamo negli Stati Uniti e si doveva partire dal basso: propagandare il basket nelle scuole e costruire campi di pallacanestro accessibili ai giovani. Giri per Roma e non vedi nulla."