Mahmoud Abdul-Rauf, la NBA a Roseto: un'amore che dura da dieci anni

Mahmoud Abdul-Rauf (nato Chris Wayne Jackson) è un ex cestista statunitense che ha giocato per sei stagioni con la maglia dei Denver Nuggets, due con i Sacramento Kings e poi una parentesi anche ai Vancouver Grizzlies. Durante la sua militanza nel campionato di basket più importante del pianeta, Abdul-Rauf sfiorò il record di tutti i tempi per precisione al tiro dalla lunetta (95,6 %) che appartiene a Calvin Murphy (95,8% realizzato nel 1980-81). In Italia ha vestito la maglia del Roseto Basket nella stagione 2003/2004 (allora in massima serie) incantando i tifosi della cittadina adriatica con le sue giocate. Ad oggi rappresenta il giocatore più importante che abbia mai vestito i colori della squadra abruzzese. Il legame tra Roseto degli Abruzzi e il Califfo delle Rose Abdul-Rauf, nato Gulfport il 9 marzo del 1969, è molto forte e va oltre la pallacanestro che si gioca sui parquet. Lo abbiamo intervistato nel mese di luglio mentre era impegnato proprio nella cittadina adriatica in un camp per i bambini.
Tu hai giocato diversi anni in NBA. Oggi cosa c’è di diverso rispetto alla tua ultima esperienza con Vancouver?
“Penso che oggi sia più facile approdare in nba e restarci perché ci sono squadre che cercano giocatori con alcune caratteristiche specifiche. Ad esempio se sei bravo a prendere i rimbalzi e a bloccare i tiri ma non in attacco non sei poi così forte e non sai tirare i liberi, puoi avere un valore che sia aggira intorno ai 5 o 8 milioni di dollari all’anno. Poi devi essere bravo a fare delle altre cose. Oggi è più facile vedere giocatori che vengono pagati molto, non sono completi e dopo 7 o 9 anni che giochi ancora in nba non migliori. È cambiato molto anche sull’aspetto fisico. Non sono i giocatori che si sono adattati all’nba ma a volte è proprio il contrario. Penso che sotto questo aspetto l’nba abbia perso un po’ qualcosa. Ho parlato diverse volte con chi ne fa ancora parte, anche con i più giovani e tutti sono dello stesso parere: non è più l’nba di allora. Questo è quello che penso ma mi piace davvero guardare come giocano diversi giocatori come Chris Paul, Stephen Curry, Brooks perché usa entrambe le mani, Kevin Durant.
In che modo i contratti milionari possono avere un effetto negativo sullo sviluppo di qualche giovane giocatore?
“Questo è il punto. Ti alleni per arrivare fin lì. Oppure vai a scuola per arrivare ad esercitare un buon lavoro. Quindi se sei arrivato fino a questo punto, hai lavorato sodo per riuscirci. Ma per quello che riguarda il miglioramento bisogna tener conto che arrivi nel campionato e hai in tasca già un contratto stratosferico da 70 o 100 milioni di dollari. Se non sei bravo a fare quello che fai e ti ritrovi di colpo così tanti soldi, non hai la chance di migliorare. Di solito noi siamo mossi dalla volontà di voler diventare il migliore in assoluto, quindi lavori per diventarlo e poi resti sorpreso del contratto milionario…ma se già sei in possesso del contratto e dopo aver pagato le tasse hai ancora 40 milioni, poi altri contratti etc etc e arrivi a 50 milioni pensi perché dovrei spaccarmi di lavoro? (ride)”
Qual è stato il momento più bello in nba e quello più emozionante di tutta la tua carriera?
“Wow, domanda tosta…il migliore in nba…hmmm sul piano individuale è il tornare dopo due anni che avevo giocato poco bene. Dicevo a me stesso, non posso lasciare in questa maniera. Non devo mollare. Così lavorando sodo giocai un’ottima stagione dove fui premiato come “most improved player” dell’nba. Poi a livello di partite sicuramente i 51 punti segnati contro Utah e i 30 punti conditi da 20 assist contro Phoenix. A livello di squadra penso, anche se non abbiamo mai vinto un campionato, quando vincemmo due anni di fila contro Seattle. Fu la prima volta nella storia dell’nba che una squadra qualificatasi all’ultimo posto per i playoff ha battuto poi la prima della conference.”
Raccontaci della tua esperienza in Italia e di questo feeling speciale che hai con Roseto degli Abruzzi?
“Amo questo posto. Quando ormai nessuno più voleva darmi una possibilità Roseto fu una delle pochissime piazze che mi diede questa opportunità. La città, i tifosi mi hanno abbracciato come se fossi stato uno di loro. Dal giorno che lasciai Roseto, fino ad oggi e son passati 10 anni, c’è sempre qualcuno che è restato in contatto con me chiedendomi come sta la mia famiglia, cosa faccio. Sarò per sempre riconoscente a questa città. Sono sincero dal profondo del mio cuore. Potrei viverci qui”.
Qual è la vittoria più importante della tua vita?
“Sto ancora lottando. Cresciamo imparando come comportarsi. Io cerco di essere la migliore persona possibile, il miglior essere umano, non so se mai ci riuscirò. Questa è la mia battaglia.Essere la miglior persona sotto diversi aspetti: intellettualmente, spiritualmente, moralmente, socialmente. Lotto tutti i giorni”.
Nella stagione 93/94 hai sfiorato di un pelo il record di tiri liberi realizzati nella storia dell’nba che appartiene a Calvin Murphy. Quel tiro libero sbagliato è il tuo incubo notturno? Ti perseguita?
“No, sinceramente da una parte volevo il record e da una parte no. C’era tanta gente che stava facendo pressioni per questo record, con molta enfasi. Questo tipo di cose non ti aiutano nella vita dopo la morte. È comunque una buona cosa riuscire a portare a casa certi obiettivi. Conoscevo Calvin e parlavamo prima o dopo le gare e scherzavamo. Quando realizzai il primo dei due che avrebbe potuto regalarmi il record, guardai l’arbitro e mentre mi stava dando il pallone cominciai a ridere facendo innervosire anche il pubblico che pensava “Perché vuoi buttare via il record?? Quando poi Calvin entrò nello spogliatoio, lo guardai e ridendo gli dissi: “Sai, l’ho sbagliato perché ti voglio bene! Voglio che sia tu ad averne realizzarti di più“ (ride).
Avete mai avuto la possibilità di sfidarvi ad una gara ai tiri liberi?
“O no, no..Per me va bene così. Sono felice per lui!“
Parliamo adesso del training camp che hai fatto a Roseto degli Abruzzi..cosa pensi di poter dare ai bambini che partecipano e cosa pensi di poter ottenere da loro?
“Io e la famiglia che gestisce l’Hotel Bellavista avevamo molte idee e allora ci siamo detti:“ Perché non organizziamo qualcosa? Perché non facciamo qualcosa per i bambini? Ne parlammo l’ultima volta a febbraio e Ilaria (responsabile comunicazione Roseto Sharks) prese la palla al balzo e ha organizzato tutto. Abbiamo deciso quindi di organizzare questo evento per offrire qualcosa di più del basket perché tutto quello che impari qui: lavoro di squadra, sacrificio, rispetto degli orari, comunicazione, lottare per superare le difficoltà sono le stesse qualità che ti potranno poi un giorno servire per avere successo nella vita. Se riusciamo a trasmettere questi principi ai bambini e dargli quella voglia di non arrendersi mai nella vita, mai, soprattutto se ti arrendi adesso poi non curerai altri aspetti importanti della vita. Quello che decidi di fare nella vita lo devi fare nel migliore dei modi, devi dare il massimo per la tua scelta. Queste sono le lezioni che vogliamo trasmettere ed ecco il motivo principale del camp. La speranza è che molti di loro quando saranno grandi terranno presente quello che abbiamo fatto qui e continueranno a prendere cura degli aspetti che abbiamo trasmesso. Sarei felicissimo se questi giovani un domani pensassero “voglio curare gli aspetti che ho imparato al camp“.