A2 - Cancellieri-Ravenna e Galbiati-Biella: primi non si nasce, ma lo si può diventare

A2 - Cancellieri-Ravenna e Galbiati-Biella: primi non si nasce, ma lo si può diventare

Un primato che non era un obiettivo di fine andata, per OraSì ed Edilnol. Al di là di quello, dichiarato questo sì, di voler competere. In due piazze, Ravenna e Biella che cercavano una ripartenza affidata a nuovi protagonisti. Tra questi, i due della panchina, Massimo Cancellieri e Paolo Galbiati.

Cancellieri: “Posso dire con certezza che il primato non lo fosse. E, prima ancora che competere, a Ravenna si voleva ricreare un feeling con una città che ha abbracciato il basket da alcuni anni, ma è uno spirito ancora in fase di maturazione. Qui la pallavolo è iniziata da subito dopo la guerra. Il nostro processo è ad un buon punto di consolidamento. Chiaro, i risultati aiutano”.

Galbiati: “Biella ha una vocazione per il basket e sa abbracciare una squadra giovane ed intrigante come la nostra. Ci stiamo godendo ogni giorno ed ogni partita. Abbiamo un gruppo che si è messo assieme con facilità, in una città a misura d’uomo, comoda, con un Club organizzato. I ragazzi fanno vita assieme anche fuori dal campo. E lavoriamo duro, con ambizione ed intelligenza”.

- Si parla tanto del ruolo dell’allenatore. Vi sentite al centro di una progettualità, vivendone le sensazioni nel confronto quotidiano con il Club? O siete soggetti ad una valutazione indissolubilmente legata ai risultati della domenica?

Cancellieri: “Per me l’esigenza primaria è essere contornato da gente di sport. Qui ho Julio Trovato, che è uomo di sport e manager di pallacanestro. Ed allora per un allenatore è più facile. E’ la condizione ideale per far crescere una struttura e metterla a disposizione anche di chi verrà dopo di me”.

Galbiati: “Mi ritengo un fortunato dal giorno zero a Biella. Al primo colloquio sono venuti in sette del direttivo per vedermi in faccia e farmi domande. Al mattino arrivo presto in sede e ci trovo il club manager Atripaldi ed il general manager Minessi. Lavoro per una Società che ha venticinque anni di storia, ma solo sette allenatori. E per questo è diversa da molte altre. Poi il nostro resta un mestiere legato ai risultati, soggetto agli umori della dirigenza e del pubblico. Non è bello, però lo accettiamo perché è ciò che vogliamo fare. A fine stagione qualche ragazzo andrà in A, altri a guadagnare meglio in A2. Ma intanto si va in campo tutti assieme per vincere”.

- Avete dato un’occhiata anche al primato dell’altra?

Cancellieri: “Siamo realtà molto diverse, ho allenato a Biella e lavorato cinque anni con Atripaldi. A Biella c’era la bolgia del PalaPajetta, si strappano i capelli per una vittoria. A Ravenna siamo ancora in crescita, in una città dove non c’è solo la pallacanestro”.

Galbiati: “Siamo sicuramente realtà differenti. Ho visto qualche loro partita, hanno qualche giovane interessante, due americani molto forti ed un nucleo italiano di grande esperienza. Giochiamo una pallacanestro diversa, ma entrambe ci siamo meritate il primato”.

- Venite dalla Serie A, sia pure con traiettorie diverse. Che idea avevate della Serie A2 e che realtà affrontate, ora che ci siete immersi da quattro mesi?

Cancellieri: “Non ne avevo un’immagine precisa, Milano era totalizzante e ciò che si analizzava in video era legato unicamente alla necessità dell’Olimpia. Sicuramente, rispetto alla mia ultima esperienza a Biella, ho trovato una realtà completamente diversa, club, giocatori, tutto. Se posso esprimere una mia opinione, ci sono troppe squadre. Riconosco un merito a chi ha pensato ad allargare, per spingere a far crescere. Credo che ora sia arrivato il momento di tornare a selezionare, per aumentare ancora la qualità”.

Galbiati: “Ho sempre cercato di seguire anche la A2, per studiare giocatori o seguire i miei ex delle giovanili. Anche andandoli a vedere dal vivo qui a Biella, Casale, Treviglio. E’ una A2 con troppe squadre e di conseguenza talento diffuso. Detto questo, vedo giovani di talento, livello buono ma potrebbe essere più alto. E tanta tattica: dovessi evidenziare una differenza con la Serie A, al di là di atletismo e velocità di esecuzione, in A2 si specula tanto a livello tattico sui limiti dell’avversaria”.

- Cosa rende piacevole la vostra giornata da capoallenatore di A2 andando in palestra? Un aspetto del lavoro che avete riscoperto e potete tornare ad applicare, correlato ad un gruppo di giocatori italiani e meno soggetto a grandi mutazioni.

Cancellieri: “Gli anni da vice a Milano hanno rappresentato una sorta di letargo nel quale ho messo via provviste per l’inverno… E ne ho passati sei. Arrivando a Ravenna mi sono sentito carico, con tante cose da fare, perché nulla ho ritrovato per come l’avevo lasciato. E questo è un grande stimolo quotidiano”.

Galbiati: “Sono contento perché hanno tutti una voglia esagerata di lavorare. Lo vediamo da quanti vengono al mattino quando è facoltativo. C’è una sana ambizione. A Milano facevo tanto video, ma non avevo perso l’abitudine al lavoro individuale con i giocatori che non viaggiavano o recuperavano dagli infortuni”.

- Qualche tempo fa proprio Paolo Galbiati si definii’ un “ladro di idee”. Entrambi avete incontrato, nel vostro percorso, grandi allenatori. E cosa avete rubato?

Cancellieri: “Non saprei fare la conta, ne dico una su tutte: rigetto l’idea che stressare un gruppo, un giocatore, per ottenere un risultato debba passare da un equilibrio tra carota e bastone. Non è così. Quando alleni ad alto livello, la pressione è sempre al top. Ed è necessario che l’idea sia condivisa. Non vorrei essere equivocato: non è un concetto punitivo. Il messaggio è “esigete tutto, da voi, da tutti, ogni giorno”.

Galbiati: “Ho rubato e da tanti. Da Banchi come spiegarsi per avere il meglio, da Repesa il relazionarsi con i giocatori e qualche idea tattica, da Scariolo la meticolosità. In pochi mesi, lo stesso Brown mi ha dato tanti spunti, come sorprendere i giocatori, dando loro cosa serve”.

- Avete una regìa italiana, affidata ad elementi tra i più esperti della rosa. Scelta primaria nel vostro modo di fare pallacanestro?

Cancellieri: “Con Tommaso Marino e Marco Venuto ho un dialogo costante ed aperto, chiaro, preciso. Importante”.

Galbiati: “Non ho problemi a dire che Lorenzo Saccaggi vale la Serie A. Ha tecnica, gambe, personalità. Deve maturare nei dettagli caratteriali ed in qualche aspetto tattico. E’ stato il primo nome su cui si è ragionato, il Club lo voleva confermare ed a piena ragione. E’ un grande lavoratore, molto competitivo, ha una bella leadership, ci tiene più di tutti, attacca e difende spesso sull’esterno avversario più forte. E’ uno tosto, ambizioso, pretende, ma stimolante”.

- Entrambi siete andati su un elemento straniero con un passato in Serie A ed un rookie: casualità o scelta primaria?

Cancellieri: “Abbiamo valutato tanti nomi, tante coppie possibili. Una volta firmato Charles Thomas, e con Marino e Venuto in regìa, ci serviva una guardia. E Potts era la nostra prima scelta”.

Galbiati: “Il diktat era restare nel budget e siamo stati bravissimi. Quello di A2 è un mercato complesso, gli italiani costano molto e sugli stranieri c’è grande competizione. Abbiamo puntato su Polite studiandolo molto, parlandone poco ma con le persone giuste. E’ un lavoratore, molto serio. Omogbo ci avrebbe dato esperienza, e lui aveva bisogno di un posto come Biella perché, dopo un buon anno in A, si era un po’ perso tra Lituania ed Israele. Sono stranieri anomali, non si sentono stelle, difendono, passano, spendono falli. Vivono lo stesso attaccamento alla maglia degli italiani. Definirei così la Serie A2: un campionato dove tutti i giocatori hanno un ruolo, e viene offerta loro un’opportunità”.  

- Nel girone ritorno a quale giocatore chiedete un passo avanti?

Cancellieri: “Ce ne è uno, ma non lo dico”.

Galbiati: “A tutti quanti. Se lo fa uno solo, restiamo gli stessi. E siamo troppo giovani per potercelo permettere”.

- La Coppa Italia dista tre mesi, molto meno per una sfida molto sentita, un derby. Che rimette in palio il primato, contro avversarie che erano molto più attese al vertice rispetto a voi: come ci arrivate?

Cancellieri: “Affrontiamo Forlì come al solito, una partita alla volta. Sarà durissima. E’ un derby, quindi con extramotivazioni. Qualche protagonista atteso lo giocherà male, altri inattesi faranno bene. Dobbiamo essere semplici, vorrei dire “francescani”. Il mio unico rimprovero sarà se non ce la mettiamo tutta. Senza aggiungere altra benzina, anzi petrolio, non raffinato”.

Galbiati: “Chiederò ai ragazzi di godersela e giocare con grande intensità per quaranta minuti. Torino sta bene, ha giocatori da categoria superiore, di impatto, è fisica, usa più di tutte il post basso e con quattro giocatori diversi. Noi però siamo a casa nostra, un posto meraviglioso, con la nostra gente. Loro vogliono vincere il campionato, noi dovremo essere aggressivi ed attenti”.

Stefano Valenti

Area Comunicazione LNP

Crediti: LNP Foto - Basket Ravenna/Fabrizio Zani - Ciamillo-Castoria/Massimo Matta