Utah si esalta all’overtime contro i Mavericks, show Flagg-George
La serata decolla subito sul duello generazionale: Cooper Flagg, altra prova da copertina con 42 punti, e Keyonte George, vicinissimo al suo massimo con 37, si sfidano a distanza mentre Markkanen impone la sua continuità da 33. Utah ama l’overtime nella sua arena e lo dimostra anche stavolta, con Filipowski che si ritaglia un ruolo non secondario nel finale, arrivando a 25. Per larghi tratti è Dallas a guidare, ma i Jazz restano agganciati e preparano la rimonta nel momento più caldo.
A 3'00" dalla fine dei regolamentari, il 116-124 firmato al ferro da Max Christie sembra indirizzare i Mavs verso la vittoria. Utah, però, ribalta l’inerzia con un 11-0 fondato sul fisico di Isaiah Collier e sulle prodezze di Filipowski, autore di 16 punti nel solo quarto periodo, pur tra qualche infrazione di passi. La partita entra in zona rossa: l’attacco texano si inceppa, il Jazz ritrova ritmo e spazi, e Markkanen continua a colpire nei corridoi giusti. Nel punto di massima tensione, Flagg risponde con una super finitura di sinistro e Markkanen replica dall’angolo, ma Dallas sopravvive dalla lunetta. Flagg sbaglia volontariamente il secondo libero per dare a Christie il rimbalzo offensivo: volo sopra il ferro, contatto e sesta di Ace Bailey, con conseguente pareggio dalla linea. Sull’ultimo possesso, Filipowski ha il tiro della vittoria: non entra, si va all’overtime sul 129-129.
Lì si materializza la differenza: l’attacco dei Mavs si spegne mentre George resta glaciale nella gestione e infila una tripla pesante. La luce definitiva la accende Lauri Markkanen, prima con un tip da manuale, poi con una poderosa putback dunk che chiude i conti. Utah vince l’extra-time 11-4 e consolida il feeling con le partite in volata nella sua arena. Il quadro individuale è nitido: Flagg enorme ma a corto di energie nel finale (con P.J. Washington in doppia doppia da 25 e 13 a sostegno), George chirurgico, Filipowski protagonista e Markkanen risolutore. I Mavs escono battuti 140-133: il Jazz si prende un’altra notte ad alta quota, con la sensazione di poter crescere ancora quando la pressione sale.