OKC segue le orme dei Warriors del 2016 e delle loro 73 vittorie

OKC segue le orme dei Warriors del 2016 e delle loro 73 vittorie

Martedì sera al Chase Center per la sfida tra Warriors e Thunder, la squadra che viaggia al passo di record con il suo 21-1. E questo era l’argomento principe: il fantasma del record di vittorie in singola stagione, quel 73-9 dei Warriors fissato nel 2016. Oklahoma City, proprio dopo la vittoria a Golden State, segue tempi di passaggio da squadra immortale. Dieci anni fa, i Warriors aprivano la stagione con 24 successi consecutivi sull’onda del primo titolo dell’era Curry; oggi i compagni di Shai Gilgeous-Alexander esibiscono la stessa combinazione di fiducia, continuità e gioco “adulto”, pur nella loro giovane età. Steve Kerr non si stupisce: un gruppo giovane che ha appena vinto, con identità e roster stabili, costruisce su fondamenta di cemento. La sensazione è che OKC stia plasmando un modello competitivo capace di reggere il peso del calendario e dell’attenzione mediatica.

“Ora che ne hanno vinto uno, il livello di fiducia è più alto. La continuità dell’organico è chiave”, osserva Kerr, spiegando come il Thunder abbia diversificato gli attacchi, aggiunto movimento, interiorizzato sistemi e, soprattutto, un diverso modo di vincere. Dall’uomo che visse i 72 dei Bulls ’96 e guidò i 73 dei Warriors, la ricetta è chiara: nessun agenda personale, fame di squadra, talento sì, ma prima di tutto intelligenza cestistica e un collettivo che ragiona allo stesso modo. “Hanno giocatori dal grande QI, un super coach, sono sintonizzati: l’inizio è notevole e sono in corsa per superare il nostro record”, ammette Kerr. Il punto non è solo la qualità: è la ripetibilità delle letture, notte dopo notte, senza cedimenti di mentalità.

Come si resiste alla pressione? Mark Daigneault martella un mantra: il bilancio non conta alla palla a due, ogni partita è una nuova opportunità, la migliore squadra vince perché si perde nel confronto, non nei racconti attorno al confronto. “Non anticipiamo problemi che non esistono, blocchiamo il rumore e restiamo sul prossimo possesso”, spiega: un ambiente semplice, routine chiara, focalizzazione sul compito sfuma le distrazioni che accompagnano una lunga striscia di vittorie. Più cresce l’attenzione, più OKC la riduce a variabile esterna; il polso del gruppo è misurato ogni giorno, per mantenere costanza e prestazione. È l’antidoto alla regolar season: concentrazione, rigore, piacere competitivo, senza compiacimenti.

Daigneault riconosce a Kerr una filiazione professionale: un consigliere sin dagli inizi, un modello su come valorizzare punti di forza e non snaturare le personalità forti, dando libertà dentro il sistema. “Ha creato un modello da seguire su come gestire queste situazioni. Mi ci ispiro”, dice il coach di OKC, che oggi vive la stessa sfida di dieci anni fa a San Francisco: guidare un gruppo maturo, con una stella trascinante e una sete che non si esaurisce.
Un coach intelligente, una star trascendente, un roster nella piena forza dell’età: i Thunder possiedono gli attributi per camminare sulle orme dei Warriors che hanno dominato per otto anni. La storia non si promette, si costruisce: fin qui, OKC sta scrivendo capitoli che odorano di record.