Massimo Zanetti punge il cinismo di un articolo sulla Virtus Bologna

Massimo Zanetti punge il cinismo di un articolo sulla Virtus Bologna
© foto di Ciamillo

Nel corso della presentazione del libro "Virtus Campione", scritto da Dario Ronzulli con le foto di Matteo Marchi, edizioni Minerva, ha parlato anche il presidente della Virtus Bologna Massimo Zanetti"Sono il presidente più longevo, sono 12 anni che mi sopportate. E' una sera speciale, per il luogo dove siamo intanto. E poi per Marco Belinelli, la grande soddisfazione di finire la carriera con uno scudetto, così importante per noi e per la storia della Virtus. Colgo l'occasione per dire che il mio amico Alberto Bortolotti - non l'abbiamo mai annunciato -è il nostro addetto stampa, il nostro responsabile relazioni esterne. La Virtus ha 153 anni, e sono orgoglio di essere il presidente del settore basket. Nonostante delle persone sperano che io me ne vada io resto senza problemi, non sono eterno ma cederò lo scranno solo quando troverò qualcuno che porti avanti la Virtus con lo stesso amore. E' lo scudetto di Marco Belinelli e Toko Shengelia, che io considero degli eroi, vincere dopo quello che è successo durante l'anno è stata un'impresa, con lo sponsor che ha ridotto l'investimento, i problemi in società, l'andamento è stato un po' pesantino. E' stata una soddisfazione incredibile, una gioia incredibile, per me e per tutti loro. Ora torniamo in Fiera, sono andato a vedere la Davis ed è migliorata molto. Sarà una bellissima arena, spero sarete in tanti a fare festa a Marco. Capire che avremmo vinto? L'anno scorso ho avuto decisioni dure e dolorose da prendere. Mi sentivo responsabile. E' stata un'annata particolare. La sera della partita con Venezia avevo i polsi che tremavano... dopo però ci credevo, anch'io".

Zanetti ha anche risposto all'articolo del Corriere di Bologna degli ultimi giorni. "Volevo dire una cosa su un articolo uscito. Tutte le società di basket non sono società a scopo di lucro, il basket costa. Tutte le società hanno bilanci particolari, e o il presidente o i soci sanno che devono sostenere la società. Le società ti prendono il cuore, o uno ci crede o non ci crede. E quelli che guardano i numeri sono persone che non ci credono".