LBA - Pesaro, Delfino rinato insieme alla Vuelle e Repesa
Carlos Delfino a metà del viaggio con la Carpegna Prosciutto Pesaro sente il profumo inebriante di un ritorno in campo riuscito dopo un anno difficile passato ai margini della pallacanestro giocata. Ecco le sue parole al Resto del Carlino.
Repesa. Sono qui perché mi ha chiamato lui. Quando mi ha parlato della possibilità di ritrovarci non c'è stato nemmeno bisogno di aprire una trattativa, bastava la nostra sfida. Entrambi avevamo voglia di rivalsa dopo un anno passato ai box.
Pesaro, posto ideale. In questo momento direi proprio di sì. Sono contento che qui vada tutto nel migliore dei modi, ma è anche perché ho a che fare con dirigenti cresciuti dentro lo sport: con Costa e Magnifico c'è lo stesso linguaggio, a volte ci si capisce anche senza parlare. Non è scontato trovare questo rapporto in altri posti. Poi mi sento a mio agio nel far parte di una squadra vera, dove ognuno ha il suo ruolo e felice di essere in una società storica della pallacanestro italiana che ha creduto in me. Perché quest'estate, forse, ci credevamo solo io e la mia famiglia.
Underdog triste con la coppa del secondo. Ho visto la foto e me ne pento, ma purtroppo il mio linguaggio del corpo dice sempre la verità. Abbiamo preso uno schiaffo e non mi è piaciuto, oggi l'abbiamo sempre preso ma fa meno male. E ora che l'ho digerita ammetto che il nostro percorso come club meritava un sorriso per quel trofeo. Basta guardare i quattro giocatori che Milano aveva fuori per turnover, la loro panchina, il giorno di riposo che non abbiamo avuto, il supplementare della prima serata. Siamo arrivati sciupati alla finale. Però altre squadre hanno viaggiato con più mutande e sono andate a casa prima.
Esempio per i giovani. Tante volte sono loro che trascinano me, non mi vergogno a dirlo. Cerco di aiutare tutti e mi piace prendere in giro Henri e Zanotti che l'anno scorso non vincevano mai. Ma benvenuta questa nuova realtà per noi, perché vincere insegna a vincere.