Giuseppe Cassì- Mercato, per la Giba sta creando un «disastro sociale»

Giuseppe Cassì
Giuseppe Cassì

Giuseppe Cassì, 49 anni, è il presidente della Giba (Giocatori Italiani Basket Associati), il sindacato che raggruppa buona parte dei tesserati Fip in Italia. Come tale siede in Consiglio Federale e si vede passare davanti buona parte dei provvedimenti che negli ultimi anni hanno mandato in tilt il mondo della palla a spicchi nazionale. Sono gli ultimi giorni di mercato, prima dell'avvio dei campionati nazionali non professionistici: proprio questi sono in assoluto quelli che sembrano essere in balia degli eventi. La situazione è sotto gli occhi di tutti: centinaia di giocatori disoccupati, soprattutto nelle annate che si sono svincolate da poco (1987-1991). È la dimostrazione che il sistema dei parametri (i cosiddetti contributi Nas, Nuovi atleti svincolati), partito con le migliori intenzioni (pensate che nel calcio gli atleti sono sotto vincolo sino al venticinquesimo anno di età) sta facendo acqua. E non bastano i piccoli palliativi offerti dalla Fip (riduzione dei parametri per C regionale e serie D, ma solo di un sesto dell'importo) per ristabilire la situazione. Ce ne siamo già occupati denunciando a luglio le scelte scellerate (perdonate l'allitterazione) di alcuni dirigenti che sono arrivati ormai a fare incetta di nati nel 1993 e seguenti pur di non pagare il parametro pieno: questo a discapito del pubblico e anche della carriera degli stessi atleti. «In effetti - spiega Cassì - il sistema dei parametri era nato come incentivo per avere dai club un incremento del lavoro sui settori giovanili. La miopia dei dirigenti ha trasformato un meccanismo parametrico discutibile ma serio in una strozzatura per il movimento». La sperequazione è servita: un giocatore di Dnc costa 4.000 euro, quello di Dnb 7.450 (quasi il doppio, senza una logica), 9.200 per la Dna, "soli" 9.750 per la LegAdue (se notate poco più di due volte rispetto alla Dnc, entry level dei campionati nazionali) per concludere a 11.500 per la Lega A. «Sono cifre che vanno riviste evidentemente al ribasso, tanto più che dalle nostre statistiche solo il 15% delle società dei campionati nazionali non professionistici ha saldo positivo per i Nas - spiega ancora Cassì - Il sistema non è sbagliato, ma va riparimetrato. Poi vorremmo che i soldi delle società tornassero interamente alle società, senza fermarsi in mille rivoli e mille iniziative come ora. Questo budget permetterebbe di incrementare l'utilizzo dei giocatori italiani nei campionati professionistici e dei giovani negli altri».

Da molte parti volano le critiche nei confronti del sindacato Giba, specie alcuni giocatori utilizzano spesso i social network per far sentire le loro proteste. «Ben vengano le critiche - ci spiazza l'avvocato siciliano ex playmaker di Trapani e Ragusa - Credo nel dibattito interno e quindi ben vengano, lo ripeto, le critiche dei giocatori». Sarà, ma un'idea di come gestire questa massa di disoccupati (noi li chiameremo in questi articoli "rottamati”, giacché il sistema li ha prima illusi da under per poi spedirli fuori dalle palestre non appena inutili per rispettare gli obblighi per i campionati) la Giba ce l'avrà. «Non possiamo realizzare sessioni di allenamento per i giocatori senza squadra, la spesa sarebbe per noi insostenibile - conclude il presidente Giba - Per fortuna la regolamentazione che obbliga inutilmente a schierare giocatori nella sola funzione anagrafica verrà sostituita da una serie di incentivi che premieranno chi veramente valorizza i giovani. L'attuale sistema prima illude gli atleti, facendogli fare panchina in campionati sopra il loro livello e facendo guadagnare cifre illusorie, poi li mette al di fuori del sistema. Molti di loro hanno anche deciso di abbandonare gli studi: questo sta determinando un disastro sociale». Ben vengano, quindi, le ipotesi di penalizzazione che la Lega Nazionale Pallacanestro porterà al prossimo Consiglio Federale.

 

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