Financial Fair Play: Virtus e Olimpia due modalità, le ombre su EuroLeague

06.11.2023 09:43 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Financial Fair Play: Virtus e Olimpia due modalità, le ombre su EuroLeague

Il Bylaws di EuroLeague fissa per il Financial Fair Play della stagione 2023-24 dei limiti sempre più stringenti (qui il regolamento, andare a pagina 67): spese per stipendi di giocatori e staff non superiori al 65% del budget programmato di fatturato (resta da vedere pi il consuntivo, ndr), contributo della proprietà non superiore al 50% diretto e indiretto (sponsorizzazioni), calcolo da fare su anno fiscale che va dal 1° luglio al 30 giugno dell'anno successivo le regole che sono più importanti da valutare. 

Facile a dirsi e facile a calcolarsi anche per un profano se rimaniamo nell'ambito delle squadre francesi e tedesche che, per partecipare al proprio campionato nazionale, devono redigere dei bilanci pubblici. Ma evidentemente non è così semplice per partecipare all'EuroLeague visto che l'AS Monaco lo scorso giugno stava pensando a due diverse formazioni: una per la Betclick Elite, un'altra per il torneo continentale. Una in chiaro, una in... nero?

Stamani l'amministratore delegato della Virtus Bologna Luca Baraldi viene in nostro soccorso snocciolando i numeri del club, che si è ridimensionato proprio per rispondere alle richieste di ECA. Numeri molto chiari nella lettura e nell'interpretazione, in linea con il Bylaws. Non possiamo desumere altrettanto bene i conti dell'Olimpia Milano, invece, dalle dichiarazioni di Messina e del presidente Pantaleo Dell'Orco.

Innanzitutto il bilancio dell'Olimpia è consolidato in quello del gruppo Armani e quindi l'anno fiscale va dal 1° gennaio al 31 dicembre: per rispettare le regole di EuroLeague quindi va scritto un rendiconto a parte. Quando la dirigenza parla dovrebbe chiarire a quale dei due bilanci si riferisce. Poi non ci sono numeri, a cominciare dal budget complessivo dei ricavi.

Non riusciamo quindi a comprendere se a livello manageriale sia stato fatto un conto esatto delle disponibilità nell'acquisto di giocatori sul mercato estivo, se nel contenimento delle spese per gli stipendi dei giocatori sia stata calcolata l'incidenza dei tre giocatori mandati via in estate che avevano contratto per il 2023-24 (Alviti, Davies, Mitrou-Long; Thomas aveva un 1+1 di cui non si conoscono le condizioni) con un logico buyout, per cui nasca da lì la mancanza di quanto necessario per trattenere Shabazz Napier.

Il playmaker, che ha avuto il fair play di tacere sull'argomento, se ci pensiamo bene non deve aver poi chiesto molto. Essendo arrivato a gennaio inoltrato ha giocato metà stagione con l'Olimpia, Metà stagione, metà stipendio. Alla cui fine tutti a dire che era più o meno il salvatore della patria. E con un Pangos di cui alcuni hanno scritto contrattualizzato per due milioni, il tre volte di Dell'Orco dovrebbe arrivare a questa cifra.

In tutto questo ci si scontra con il caso Mirotic. Dell'Orco non mente se dice che metà dell'ingaggio lo paga il Barcelona. Solo che si dovrebbe trattare di circa 5,5 milioni di euro all'anno se le cifre volate in estate e mai smentite dalla Spagna sono esatte. Valeva la pena inserire un quattro, seppure quello considerato il più forte fuori dalla NBA, in una formazione che di quattro ne ha a iosa a questo prezzo e non trattenere il playmaker?

Ma anche EuroLeague non ce la racconta tutta, se fossimo dirigenti dell'Asvel o del Bayern qualche domanda ce la faremmo. Annegato nel bilancio della polisportiva, in che voce si trova la parte di ingaggio di Mirotic che è rimasta in collo al Barcelona? E come si fa a distinguere gli sponsor del calcio da quelli della pallacanestro? La forza economica del Real Madrid quanto prevale sulle Bylaws e su un deficit di 27,8 milioni senza che intacchi il fairplay? Secondo noi ha una incidenza disgustosa più forte degli alley-oop di Rodriguez per Tavares e Poirier.

Argomento spinoso: come ricorderanno i nostri lettori il tentativo di ottenere bilanci più trasparenti e regole di ingaggio certe in un campionato che già di par suo sconta le differenti regole fiscali di sette stati nazionali diversi (otto quando rientrerà il CSKA) è costato il posto a Jordi Bertomeu (che lo aveva annunciato con congruo anticipo) e Marshall Glickman. Quindi, cari lettori, non meravigliatevi se ogni tanto qualche protagonista della pallacanestro europea possa contraddirsi quando espone le sue teorie. A furia di raccontare frottole giustificative ci si attorciglia e si dimentica anche di quanto affermato il giorno prima.