Per una definizione di leader, in campo e fuori

Fonte: La Provincia di Cremona - Giorgio Gandolfi
Per una definizione di leader, in campo e fuori

(di Giorgio Gandolfi). Leader: ‘’Persona di riferimento in un gruppo’’ o ‘’Persona che antepone agli interessi personali quelli di un gruppo per raggiungere un fine comune’’ o ancora ’’Il musicista guida dei primi violini di un’orchestra’’.  Per raggiungere grandi risultati, parlando nel nostro caso di basket,  sono necessari un leader in campo ed un leader nella stanza dei bottoni.

Iniziamo dal primo caso. Spesso si identifica erroneamente come leader il miglior marcatore della squadra od il giocatore più famoso, ma questo è un errore grossolano, che spesso porta a risultati negativi in campo e fuori. Non esistono esempi definiti di leader nel basket, come anche nello sport o in altri campi della vita, ma vi sono caratteristiche comuni, pur in modelli diversi. Deve possedere la capacità di comunicare, sia vocalmente, che con l’esempio in campo e fuori, deve avere una grande passione per il basket, non visto solo come un lavoro e basta, deve avere la voglia di vincere sempre, anche nella partitelle durante l’allenamento, come anche la capacità di leggere ed adattarsi alle situazioni che si presentano in partita, in allenamento e fuori dal campo. I primi due esempi di leader nel campionato italiano che mi vengono in mente,  sono senza dubbio il nostro Travis Diener ed anche Aaron Craft di Trento, mentre in Eurolega l’esempio più eclatante è stato Nick Calathes, il playmaker del Panathinaikos, che ha portato alle Final Eight la squadra di Atene con grandi prestazioni da vero leader, come nell’ultima decisiva partita per accedere ai playoff, con soli 11 punti segnati, ma 11 rimbalzi e, soprattutto, 18 assist. Tra i grandi leader della NBA, certamente Michael Jordan, Larry Bird e Magic Johnson, mentre  altri due esempi opposti di leader sono stati Kevin Garnett, una carriera durata 21 anni tra Milwaukee e Boston, e Tim Duncan, sempre e solo con i San Antonio Spurs per 19 stagioni. Il primo leader vocale e con una grinta eccezionale, il secondo con una leadership molto più tranquilla e di poche parole, ma altrettanto efficace.

Ma per avere successo un club necessita anche di un leader nei piani alti, un presidente o un general manager che abbia le stesse caratteristiche descritte in precedenza. Ma vi è anche un aspetto assolutamente fondamentale, cioè quello di circondarsi di collaboratori che abbiano conoscenze e capacità ancor più ampie delle sue in vari campi, deve essere in grado di riconoscere le loro qualità, di motivarli e premiarli per il loro lavoro, senza alcun timore di vedere sminuito il proprio ruolo e carica. Anche in questo caso, è fondamentale l’anteporre il bene comune al proprio ego. E moltissime volte i risultati fallimentari di un club sportivo dipendono dalla mancanza di entrambe queste figure, e, ancor più spesso, dalla mancanza di un vero leader nella stanza dei bottoni.