De-fence! Al Madison Square Garden la musica dal vivo di Ray Castoldi per i Knicks

De-fence! Al Madison Square Garden la musica dal vivo di Ray Castoldi per i Knicks

Ray Castoldi è una leggenda del Madison Square Garden. E' la colonna sonora dell'arena, eppure non lo conosce quasi nessuno. Perché? la sua storia l'ha raccontata per il pubblico italiano Massimo Basile su Repubblica.it (qui). Leggetela (quello che segue è un estratto) e scoprirete una faccia nascosta quanto importante del basketball NBA. L'originale è stato scritto da Dave Caldwell sul New York Times (qui).

Con il piattino di hamburger attraversa la sala stampa nel ventre del Madison. Nessuno sembra conoscerlo. Corporatura minuta, completo scuro, capelli lisci e occhiali, si siede in fondo, alza lo sguardo e quasi arrossisce. "Da bambino sognavo di suonare qui con una band rock...". Ray Castoldi, 55 anni, in un certo senso ha coronato quel sogno. Da trent'anni scatena i tifosi, suonando live durante le partite di basket e hockey su ghiaccio, dei Knicks e dei Rangers. Quando sentite la classica progressione di accordi fa-sol e sol-la e il pubblico urlare "de-fence, de-fence" o quando parte la carica e i tifosi gridano "Charge" siamo ancora all'inizio del concerto.

Castoldi è nipote di immigrati da Milano... "Quando le cose vanno bene suono una tarantella o Funicolì funicolà... Con il suo Roland elettronico a doppia tastiera Ray fa ciò che ogni tifoso che abbia sognato di essere amico di Nick Hornby farebbe: aiutare la sua squadra con la musica giusta. "Se suoni dal vivo senti la differenza, i nastri non hanno l'intensità (recentemente hanno introdotti musicisti live a Los Angeles ed Atlanta).

Se i Knicks vanno sotto? "De-fence, una buona difesa dà autostima".

Se vanno molto sotto? "Famiglia Addams, per sdrammatizzare"

Se comincia la rimonta? "Alzo il volume e chiedo al pubblico di urlare, per confondere gli avversari". In questo modo, si narra, Castoldi fu decisivo in una clamorosa rimonta ai playoff di New York su Indiana, venti anni fa.

Concluso il concerto (la scaletta approntata da Castoldi può arrivare a 83 pezzi, spesso della durata di qualche secondo) il pubblico sciama sereno verso le uscite sulla 7a Avenue. Nell'aria New York State of Mind, di Billy Joel. Se la playlist cambia ogni volta, il finale è sempre lo stesso. "Perché la gente torni a casa sera" spiega Castoldi dal box di due metri al sesto piano del Madison. "In fondo, se sei a New York non perdi mai".