Gli Stati Generali della FIP mandano la pallacanestro italiana sulla ghigliottina

Una delle più infelici espressioni, per giunta anche pomposa nell'accezione moderna, per indicare una assemblea di tutte le componenti di un settore è la tristemente famosa "Convocazione degli Stati Generali". E quella bellamente radunata dalla FIP nella giornata del 12 maggio (link) spiega tutto il perché se solo si fa una attenta lettura di quanto ingenuamente e improvvidamente scritto. Partiamo dalla conoscenza di cosa sono gli "Stati Generali": un tipo di assemblea feudale dove il monarca assoluto (Il Re Sole, per intendersi) radunava le classi sociali del suo regno (clero, nobiltà, terzo stato) e concedeva giusto giusto la possibilità di mettere per iscritto (cahiers de doleances) le loro lamentele, per poi decidere se e cosa fare senza doverne rendere conto a nessuno. Anche di non fare nulla.
Esattamente quello che è successo l'altro giorno a Roma. Il monarca assoluto ha radunato la schiera dei suoi elettori all'ultimo rinnovo della presidenza, dopo aver pagato le cambiali di promesse firmate per ottenere la rielezione (Michele Spiezia ne ha dato un resoconto interessante sul suo blog storiesport.it), e con sprezzo gattopardesco ha offerto alla fine ai convitati un nuovo incontro "da calendarizzare" (alle calende greche?) dopo aver forse ascoltato qualche lamentela per avviare un programma di riforme che però "avrebbe validità a partire dalla stagione sportiva 2027-2028". Cioè nella stagione che precede la prossima elezione alla presidenza FIP e lasciarsi aperta la strada per ricominciare il balletto che gli ha permesso di ricandidarsi e vincere risicando e rosicando su Guido Valori.
Noi, che sappiamo un poco di storia, ricordiamo che Luigi XVI nel 1789 seguì la stessa prassi ma non fece una bella fine, visto che la sua testa rotolò dalla ghigliottina in Place de la Concorde. In attesa che ancora una volta la storia si ripeta, come diceva il grande Giambattista Vico, ma stavolta metaforicamente (la testa sarebbe comunque quella della Pallacanestro italiana, non dell'uomo clericamente votato al martirio), tiriamo le conseguenze della pantomima che si è consumata in via Vitorchiano, leggendo tra le righe del comunicato finale. È inutile che Picchi (Derthona) strepiti: un nuovo presidente LBA non otterrà maggiori poteri di autonomia dalla FIP rispetto a Gandini. È inutile che Antonini (Trapani) strilli sugli arbitri, Lamonica e l'indipendenza dei fischietti dalla FIP, e si accontenti che quasi ad ogni partita uno della terna sia siciliano, così non può nemmeno lamentarsi di un fischio contrario.
È inutile sperare in un rilancio della pallacanestro femminile: con un programma di studio che non prevede nulla fino al 2028 dove si va? Perfino le donne che giocano a Padel sono stimate in 100.000 in Italia! A ottanta anni la vita va presa con filosofia, tirando a campare, e senza arrovellarsi troppo sul domani. A Natale il movimento cestistico ha fatto una scelta sapendo che sarebbe andata così come va oggi. La cartina di tornasole della salute della pallacanestro italiana è il successo della Trapani Shark. Un assoluto dilettante a livello sportivo (e delle sue gaffes iniziali hanno riso in tanti), con un budget cinque volte inferiore a quello che Armani ha con troppa leggerezza affidato a Messina, si è lanciato in roboanti promesse e le ha mantenute tutte arrivando dai minimi termini della Trapani di Basciano in A2 a giocarsi il primo posto alla fine della stagione regolare in casa della grande Virtus Bologna in appena due stagioni. Lasciandosi dietro una Federazione e due campionati interi di permalosi professionisti addetti ai lavori che ancora pretendono di dare lezioni...