Italbasket femminile: perché il futuro potrebbe essere nostro

il punto di crescita delle nostre ragazze e la congiuntura internazionale possono aprire alla Nazionale un percorso importante
Italbasket femminile: perché il futuro potrebbe essere nostro
© foto di Italbasket / FIP

(di EDUARDO LUBRANO). Nel commento allo storico terzo posto ottenuto dall' Italia agli Europei, abbiamo scritto che questo bronzo sa di futuro. Perché?
- Primo: l' Italia ha giocato con un gruppo di giocatrici pronto alle grandi sfide internazionali. La maturità di questa squadra è un dato di fatto e la sconfitta col Belgio potrebbe essere il tassello mancante nel modo di affrontare certi momenti determinanti delle sfide di alta quota. Ed a questo gruppo possono aggiungersi nel futuro immediato altre giocatrici di qualità.
- Secondo. Le altre nazionali hanno esaurito, ragionevolmente, un ricambio generazionale che le ha portate a dominare la scena europea degli ultimi 25 anni, facendo base dall' inizio del terzo millennio.

Il Belgio a breve termina il suo ciclo perché le più forti vanno oltre la trentina e soprattutto hanno tanto chilometraggio addosso. E quel che sale dalla panchina non è al livello delle prime cinque.
La Spagna senza Torrens, Ortiz e un paio d’altre può faticare a breve. Anche se Carrerra e Fam sono giovani e fortissime.
La Francia, cui mancavano almeno un paio di elementi straordinari ad EuroBasket 2025, non ha quell'appeal che l' ha portata all'argento olimpico. Anche la Francia è alle prese con qualche problema di anagrafe e di ricambi non eccezionali. E questa Francia l' abbiamo battuta benissimo, senza discussioni. 
Poi certo cresce la Germania sicuramente con aggiunta delle sorelle Sabally. La Repubblica Ceca è una bella squadra così come la Turchia a sua volta però con analisi importanti da fare sull'età delle migliori e la qualità delle loro sostitute.

Può venir fuori la sorpresa ma l' Italia mai come in questo periodo storico può mettere stabilmente piede tra le prime quattro del Vecchio Continente approfittando della congiuntura favorevole. Che non vuol dire vincere sempre e battere tutte le avversarie. Significa competere, essere riconosciuti, considerati, attraenti.
Abbiamo un problema, perché non è che un bronzo per quanto meraviglioso cancelli tutto. Ed è il problema fisico. Oggi abbiamo Cubaj, Keys ed André che possono garantire un bel futuro ma dopo? Mentre nelle esterne, diciamo fino alle ali piccole siamo coperti, Matilde Villa per fare un nome, anche tra qualche anno aspettando per esempio Hassan (senza metterle pressione e fretta) sotto canestro potremmo fare un po' di fatica.

I nomi non mancano: Cancelli, Osazuwa, Arado, Zanetti (che è del 2008 quindi calma). Ma devono giocare tanto e nei momenti importanti, essere protagoniste per crescere a livello internazionale. E qui torniamo all' annoso problema di tanti sport: la crescita dei giovani. Non bisogna bruciarli ma nemmeno tenerli in panchina perché sono giovani. 
Serve il coraggio di dar loro l' opportunità di stare in campo e guadagnarsi fiducia e miglioramenti. Per questo la serie A1, la A2 devono essere sempre più campionati di qualità. Le squadre vanno convinte ed aiutate a fare le Coppe perché lì si apprende il gioco di livello internazionale.
Poter essere stabilmente tra le prime quattro e vincere qualche medaglia, sappiamo bene che volano sia per uno sport. Le famiglie devono aver fiducia che la pallacanestro femminile può essere lo sport delle loro ragazze perché è bello, fa bene e può dare soddisfazione.
Eduardo Lubrano