Il Partizan reagisce dopo l’addio di Obradović superando il Bayern a Belgrado
Le dimissioni di Željko Obradović, dopo quattro anni e mezzo alla guida del Partizan, hanno scosso l’ambiente come poche altre notizie potrebbero.
In una settimana turbolenta, con Mirko Očokoljić in panchina da interim head coach, la squadra trova comunque la rotta: 92–85 al Bayern Monaco e striscia negativa spezzata nel momento più necessario. È la risposta che Belgrado aspettava: non un gesto di rabbia, ma una prova di maturità che restituisce identità e fiducia a un gruppo chiamato a reggersi sulle proprie gambe.
La notte si apre con un tributo sentito dalle tribune: foto, striscioni, applausi lunghi che avvolgono la Belgrade Arena, quasi un abbraccio collettivo al coach che ha lasciato un segno profondo. La squadra viene accolta in campo con fischi sonori e gigantografie di Obradovic. Servono minuti perché l’atmosfera ritrovi la consueta intensità Partizan, poi Duane Washington e Tyrique Jones accendono la partita: ritmo, penetrazioni, presenza al ferro e la folla risponde, come se il battito tornasse sincronizzato con il parquet. L’inerzia prende casa in Serbia e, possesso dopo possesso, la squadra costruisce il margine che alla fine reggerà fino alla sirena.
Washington chiude come protagonista: 22 punti e 6 assist con PIR 31, una delle sue prove più pulite e impattanti da quando veste il nero-bianco.
Jones aggiunge un’istantanea da leader di vernice: 21 punti, 10 rimbalzi e PIR 27, mentre Isaac Bonga porta 10 punti di sostanza e Nick Calathes archivia 9 con 4 rimbalzi e 4 assist, la solita regia di letture rapide. Il Bayern non è spettatore: Spencer Dinwiddie ne mette 25, l’ex capitano partizanino Vladimir Lučić si ferma a 17, Xavier Rathan-Mayes a 11 e Johannes Voigtmann chiude con 10 punti e 18 rimbalzi, volume enorme sotto i tabelloni.
È una vittoria che vale più dei due punti: racconta che il Partizan può stare in piedi anche dentro il vento, che la comunità sa trasformare l’emozione in energia competitiva. Il cammino resta lungo e spigoloso, ma la serata consegna certezze tecniche e caratteriali per il prosieguo della stagione, con Očokoljić a gestire il presente e il club a definire il futuro. In EuroLeague, dove ogni settimana è una prova di identità, la Belgrade Arena ha ricordato che la squadra è più grande delle sue tempeste: e quando ritrova ritmo, il tabellone lo racconta.