LBA - Virtus Roma, chi si impegna e chi paga

Questa appena cominciata è davvero la settimana più importante per la storia del club capitolino?
10.11.2020 15:50 di Eduardo Lubrano Twitter:    vedi letture
LBA - Virtus Roma, chi si impegna e chi paga

La accorata e professionale difesa di Piero Bucchi rispetto ai suoi giocatori, quelli della Virtus Roma, deve far riflettere al di là delle parole di un grande allenatore che cerca di tenere unito il suo gruppo in un momento davvero molto difficile. Lodevole.

Io su Repubblica e Fabrizio Fabbri sul Corriere dello Sport, ci siamo trovati d’accordo nel sostenere la tesi di un atteggiamento poco consono per così dire, ad una partita, da parte di Beane, Hunt e Wilson durante la gara con Venezia. Non so con il collega ma con me coach Bucchi ha sostenuto di non essere affatto d’accordo con la mia visione sostenendo che certamente magari i tre non hanno giocato la loro miglior partita ma che era difficile anche chiederglielo vista la situazione che ha portato la squadra a non allenarsi per tre giorni ed in generale di poca soddisfazione per la questione stipendi. Mancava Robinson e quindi le rotazioni erano limitate ed i giocatori sono arrivati cotti e poco lucidi al quarto periodo. Tutto vero.

Per inciso: ogni solidarietà possibile a Tommaso Baldasso: il pasticcio della tripla doppia prima attribuita e poi negata a causa di un errore umano nella rilevazione delle statistiche nulla toglie all’impegno di un ragazzo che anche lui nel mezzo delle stesse difficoltà dei suoi compagni di squadra, si sta sbattendo con orgoglio e professionalità. E dunque merita una quadrupla doppia se alle statistiche si potesse aggiungere appunto la voce impegno.

Per completare il quadro, verso la fine della partita, dopo l’ennesima palla recuperata da Beane e consegnata da fermo a Baldasso perché fosse lui ad assumersi la responsabilità di far partire una qualunque cosa per la Virtus, Claudio Toti se ne è andato allargando le braccia in quello che è sembrato un classico gesto di insoddisfazione per non dire altro. Che fosse contro Beane, contro la squadra, o contro chissà chi una cosa è certa: avrebbe dovuto rivolgerlo contro sé stesso dal momento che è proprio lui l’unico ad aver creato le condizioni perché accadesse tutto questo: l’agitazione dei giocatori, il loro linguaggio del corpo, come piace tanto dire a quelli bravi, lo sciopero della settimana scorsa ed a cascata tutto quello di negativo che in questo momento opprime la squadra.

Detto tutto questo e detto anche che qualche volta si può non essere d’accordo con il coach e che chissà magari ha ragione lui ed io sono un po' sospettoso verso professionisti che in fondo non sono chiamati a fare un lavoro da miniera come si diceva una volta, il discorso scivola troppo facilmente dal campo alle scrivanie. Quelle sulle quali si dovrebbero firmare quegli accordi verbali raggiunti nella notte di giovedì 5 novembre tra la famiglia Toti ed il gruppo di americani che vuole sbarcare a Roma per diffondere i propri affari nella capitale. Qualcuno aveva annunciato già per ieri lunedì 9 novembre, la firma ma era una fake evidentemente. Più ragionevole che accada qualcosa entro questi prossimi tre giorni ma soprattutto come tutti sappiamo entro il 16, lunedì prossimo per evitare che i controlli federali facciano saltare tutto.

Ora si pone una domanda. L’accordo verbale è stato raggiunto. Tecnicamente servono le firme ed una prima immissione di soldi nelle casse della società per far fronte alle spese correnti che nel frattempo sono aumentate e crescono. Tutto – pur essendo un affare tra Italia ed America – si può fare in tempi molto rapidi e senza viaggi immediati: pec, firme depositate, deleghe e quant’altro. Però, ed ecco la domanda: chi mette i soldi che servono ad evitare che il 16 novembre tutto salti per aria? Perché l’accordo è in dirittura d’arrivo vero?