LBA - Olimpia, Sandro Gamba "Vietato mollare in campionato"

LBA - Olimpia, Sandro Gamba "Vietato mollare in campionato"

Ecco il martedì di Sandro Gamba che torna a fare il punto sull'Olimpia Milano, reduce dallo stop di Brindisi che potrebbe condizionare una stagione intera dalle pagine dell'edizione milanese de La Repubblica.

Qui la somma non fa più il totale. Questione di algebra. Forse di chimica. Credo più di psicologia. Eppure, continuo a leggere il roster mandato in campo dall'Olimpia a Brindisi - sì, certo, senza Roll, Micov, Datome e Hines, ma conto comunque dodici­ uomini­ dodici ­ e leggo di una squadra sulla carta completa, consistente. 

Magari senza super­assi ma con qualche campione vero. Eppure, da un po' di tempo in campionato, il potenziale di Milano non si vede più sul parquet. Non è più la squadra capace di schizzare fuori dal gruppo al primo colpo di pedale deciso. 

Non sa più produrre una pallacanestro di qualità, efficace, corale: vedo troppo spesso cinque uomini sul parquet che si muovono disordinati e un po' a caso, come farebbero ragazzi qualunque alla Canottieri Milano: palla in mezzo e giocate come viene.

È un periodo no? Le conseguenze di infortuni e Covid si fanno sentire? Non scherziamo, quello accade a tutti. Manca, come si diceva, la superstar che faccia da guida? Mica vero, i grandi giocatori ci sono e poi la guida è in panchina, si chiama Ettore Messina.

Occorrerebbe la mano forte di un capitano? Forse qui ci avviciniamo, nel senso che vedo meno leadership in campo, un po' per l'alternanza dei due playmaker Delaney e Rodriguez che stanno ritrovando l'assetto da corsa, e un po' perché i compagni stanno perdendo fiducia, forse in se stessi, forse nelle esecuzioni dei giochi.

Ma sciùr Gamba, mi dicono, non sono gli stessi che hanno vinto in coppa? Vero. Bisognerebbe entrare in certi crani. Vedere cosa passa lì dentro. Quali pensieri e movimenti. C'è qualcuno, ad esempio, che non digerisce più il coach? Dirlo subito, se fosse così. Non credo sia così.

La realtà è più semplice. Le grandi squadre sanno fare due cose. Difendere con aggressività, con i contatti, mettere la pressione sugli avversari e farlo con continuità per 40 minuti. 

E saper riparare ai propri errori, rimediare in cinque a un'azione non venuta bene, a un passaggio sbagliato, a un tiro comodo che va sul ferro, a una palla persa. Sono meccanismi che l'Armani ha, che ha smarrito da qualche tempo ma che Messina, sono certo, saprà ritrovare in palestra. 

Certo che il numero di sconfitte, arrivato a 6, fa tremare un po' le gambe. Il campionato non si sottovaluta, mai. Le parole del coach sulla «lezione di cuore» presa a Brindisi, sui «brutti segnali», sulla presenza mentale, sono una spia. 

Arrivare primi in stagione regolare è sempre un obiettivo per cui spendersi in ogni partita. È un errore mollare, pensando di riprendere. Tocca ai giocatori cogliere il messaggio.