Pianella, dal 1974 il tempio del basket per i canturini

Negli anni Sessanta i successi della squadra di basket avevano assunto per Cantù un significato che andava ben oltre lo sport, e proprio per merito del basket il suo nome attraversava l'intera Penisola. Per adulti e bambini la passione era totale e irrinunciabile: in ogni angolo della città, in ogni cortile un canestro campeggiava a rinsaldare
quello smisurato fervore per la pallacanestro.
All'inizio degli anni Settanta la società si trovò nella difficile condizione di doversi occupare del problema palasport: la capienza del Parini, ultimato soltanto quindici anni prima non era più in grado di soddisfare le richieste di un pubblico sempre più numeroso, ma soprattutto non era in grado di garantire quella sicurezza che rendeva indispensabile la separazione dei tifosi avversari.
La stessa Federazione Italiana Pallacanestro aveva stabilito che a partire dalla stagione 1972-1973 le squadre sprovviste di impiantì inferiori a 3.500 posti a sedere non avrebbero potuto iscriversi alla serie A. Oltre a Cantù, le città prive di questa condizione erano Venezia, Padova e Asti. Il 30 settembre 1972 scadeva il termine utile per la presentazione del progetto esecutivo. Il rischio di un'esclusione della squadra canturina era elevato, in quanto, nonostante i numerosi impegni assunti, l'amministrazione comunale non era pervenuta a nessun risultato concreto. Seppur provvisoriamente la questione si risolse da sola grazie alla proroga di un armo concessa dalla federazione alle quattro squadre interessate, tuttavia il rinvio era l'ultimo e l'anno successivo non vi sarebbero stati altri compromessi: senza le nuove strutture per loro il campionato non sarebbe neppure iniziato. Nel corso della stagione agonistica maturò la consapevolezza che l'iniziativa pubblica non sarebbe uscita a risolvere alcunché, e quello in corso avrebbe potuto essere l'ultimo campionato a Cantù. infatti, nell'autunno del 1973, prima di palazzetto, la squadra fu mestamente costretta a esordire a Brescia, sul campo del Basket Rondine, la squadra locale che militava in serie B.
Intanto in città si cercava un accordo politico che potesse finalmente permettere la costruzione del palasport, ma la bocciatura del progetto esecutivo da parte del consiglio comunale, il 30 ottobre 1973, tolse ogni illusione ai tifosi. L'amarezza di quelle settimane si risolse inaspettatamente grazie alle voci che cominciarono a circolare, secondo le quali una cordata di privati cittadini stava verificando la possibilità di costruire in proprio la struttura sportiva: non più a Cantù, bensì a Cucciago. Gli accordi con l’amministrazione comunale del piccolo comune brianteo produssero un effetto immediato, tant'è che entro la fine dell'anno il consiglio comunale di Cucciago era già nelle condizioni di approvare la variante al piano urbanistico: era il passo decisivo che avrebbe portato all'edificazione della nuova struttura. La società costruttrice aveva assunto il nome di "Pianella", la zona canturina di provenienza della maggior parte dei soci della cordata finanziaria, e "Pianella" sarebbe stato il nome del nuovo palasport. Redatto dallo studio Colombo e Radice, il 10 gennaio 1974 veniva presentato il progetto definitivo; il 1° febbraio il comune di Cucciago rilasciava la licenza edilizia, mentre già a metà marzo iniziavano i lavori di costruzione, la cui conclusione sarebbe avvenuta a tempo di record all'inizio dell'autunno.
L'area coperta della nuova struttura era di 4.722 metri quadrati per un volume complessivo di oltre 42mila metri cubi e una capienza di 4,500 posti a sedere. Se i tempi della progettazioni non fossero stati così stretti e il progetto non avesse richiesto quella veemenza che conosciamo, probabilmente la qualità architettonica sarebbe stata diversa, l'impatto paesistico inferiore, e la mitigazione ambientale più scrupolosa di quanto non sia stata; il progetto, in sostanza, sarebbe stato più attento al contesto all'interno del quale andava a inserirsi. Nonostante la sua mole, con il tempo il Pianella è divenuto parte del paesaggio urbano brianteo, un monolite che, a conti fatti, non è peggiore di tanta edilizia successiva.
Il 2 ottobre 1974 la nuova struttura fu inaugurata con un'amichevole tra la Forst e la Ignis Varese; la prima partita di campionato si sarebbe invece svolta il 16 ottobre contro la Sapori Siena. Non era passato neppure un anno da quando il consiglio comunale di Cantù aveva bocciato il progetto esecutivo del nuovo palasport. In dieci mesi si era costituita la società edificatrice, si era pensato, progettato, costruito e inaugurato quel palasport Pianella che per oltre trentacinque anni Via costituito e ancora costituisce il cuore del basket canturino. Vent'anni non sono invece bastati a completare la terza struttura sportiva canturina, ma quella del Palababele è una storia diversa, a cui scrittura è ancora in corsa.
Tiziano Casartelli