LBA - Vuelle Pesaro, Repesa "Essere esigente non è un difetto"

LBA - Vuelle Pesaro, Repesa "Essere esigente non è un difetto"
© foto di SAVINO PAOLELLA

Capolista dopo due gare in serie A con la sua Carpegna Prosciutto Pesaro, Jasmin Repesa risponde alle domande di Elisabetta Ferri sul Corriere dello Sport.

Primo. "Sono stra­esigente: o lavoro al 100% o non lavoro e chiedo lo stesso comportamento a giocatori e dirigenti. Qualche volta questo è stato dipinto come un difetto, ma per me è giusto essere così, lo faccio per il club che mi ha scelto: senza disciplina e dedizione non si va lontano. Non c'è solo la partita, la mia passione la spendo ogni giorno in allenamento dove si suda, si urla, si litiga. E qualche volta si sorride anche.".

I suoi obiettivi sono diversi oggi? "Ognuno matura nel corso della vita e può cambiare i suoi obiettivi. Ma per me i capisaldi rimangono la famiglia, la salute, il lavoro. E, rispetto al lavoro, bisogna sapersi evolvere: seguire cosa sta succedendo nel basket, i cambiamenti più importanti, la tipologia dei giocatori, il reclutamento in cui l'atletismo è diventato decisivo. Ma non dimentico mai la tecnica e la tattica: chi è sempre pronto a rispondere a tutte le richieste parte con grande vantaggio. I giocatori completi ancora oggi dettano legge, lo dicono le carriere di Jokic e Doncic, che non sono atleti straordinari rispetto agli americani, ma sono tra i più bravi anche negli Usa."

Ritorno a Pesaro dopo l'affaire Fortitudo. "E' stato facile, perché io stavo bene qui e com'è andata la nostra separazione lo sappiamo solo noi, perciò siamo andati avanti senza pensieri negativi. La città è perfetta per me: piccola e perciò comoda, bel clima, buon cibo. Soprattutto è una città dove il basket è lo sport n.1, il che non succede quasi da nessuna parte. I tifosi? Durante le mie passeggiate quotidiane sulla spiaggia mi fermano tutti, qualcuno anche per darmi consigli! E' facile accendere un ambiente così, se fai bene la gente viene perché ha dentro la storia e la tradizione di questo sport."

Vuelle ancora da decifrare. "E' troppo presto per farsi prendere dall'euforia o dire qualcosa di serio. Diciamo che abbiamo fatto tutto per partire bene: terminata la squadra nei tempi giusti e scelto le persone adatte con un interesse comune per la squadra, con un buon valore tecnico rispetto al nostro budget. Poi abbiamo fatto una bella preparazione. Già in precampionato si vedeva che la squadra funzionava, ma alla 2ª giornata non ha senso fare paragoni con nessuno, perché quando tutti cominceranno a fare scouting approfondito per preparare le partite sarà diverso. Certo, siamo felici per le due vittorie, ma lo siamo di più per come i ragazzi stanno insieme. Io dico sempre che quando parti dalle persone giuste niente è impossibile".

L'obiettivo reale per Pesaro? "La salvezza prima di tutto. Dovremo impegnarci ogni giorno oltre i nostri limiti e fare costanti progressi". Dopo il canestro di Abdur­-Rahkman con Venezia, mentre tutti esultavano, lei invitava alla calma a un secondo dalla fine: esagerato? "No, perché ho diretto più di duemila partite e ne ho viste di tutti i colori: ho vinto uno scudetto all'instant ­replay e perso anche partite cruciali all'ultimo secondo. E' solo questione di esperienza e maturità."