LBA - Ellis "Mia madre assassinata sotto i miei occhi. Il basket mi ha salvato"

LBA - Ellis "Mia madre assassinata sotto i miei occhi. Il basket mi ha salvato"

Octavius Ellis, il centro della Nutribullet Treviso, racconta la sua vita di trentenne globetrotter della pallacanestro con trascorsi in tre continenti diversi (America, Europa e Asia) sulle colonne della Tribuna di Treviso.

Octavius e una mamma che non c'è più. "Il mio nome? Non lo so con certezza, credo che sia latino e mi pare che significhi "ottavo", giusto? Ho sempre voluto chiederlo a mia madre e purtrop­po non ne ho avuto l'occasione. Spero di poterlo fare quando la incontrerò di nuovo. Nel 2003 avevo dieci anni, e vivevo con lei, le mie due sorelle Nissa e Sedondra e il nostro patrigno. Lui era un violento, un giorno ha sparato a mia madre Traceye e l'ha uccisa. Io ero lì, e ho visto tutto. È stato terribile."

Il ruolo della nonna. "Mia nonna Flossie è stata fondamentale, sia quel giorno che negli anni successivi. Ci ha cresciuti lei, cercando di non farci mancare niente. Io ho avuto grossi problemi nella gestione della rabbia, avevo degli scatti d'ira molto accesi, faticavo a controllare le emozioni e non mi fidavo di nessuno. La pallacanestro mi è servita a tenere sotto controllo il fuoco che mi bruciava dentro, anche se ogni tanto i ricordi di quel giorno terribile tornavano fuori."

La svolta a Trinity Valley in Texas. "Sì, coach Cronin era davvero forte e credeva in me. È uno tosto, ora allena UCLA, non proprio una squadretta. Parlavamo tanto, e parlammo anche dopo l'episodio che portò alla mia esclusione. Mi disse che cambiare aria mi avrebbe fatto bene, e così fu. Ho avuto molto tempo per pensare e per focalizzarmi su quello che sarei voluto diventare. Mi sono chiesto se volevo imparare ad essere un giocatore di basket e mi sono detto che dovevo provarci, lo dovevo a mia madre."

Europa, Grecia, Spanoulis. "Fantastico. Gran persona, grandissimo leader sia dentro che fuori dal campo. Era uno che ti portava a dare sempre il meglio e ti spingeva a fare sempre qualcosa di più. Ora ha smesso di giocare e allena il Peristeri, in Grecia. Siamo sempre rimasti in ottimi rapporti, quando ha saputo che la mia avventura in Cina era finita, è stato il primo a chiamarmi per andare a giocare nella sua squadra. Alla fine non abbiamo raggiunto un accordo, ma chissà che in futuro non si presenti l'occasione. Per ora, però sono davvero contento così."

Perché Treviso. "Una scelta, quella di venire a Treviso. Potrà sembrare strano, ma nella mia carriera da professionista non sono mai stato una prima scelta, ero sempre la seconda o la terza opzione nel mio ruolo. Coach Marcelo (Nicola, ndr) invece ha scelto di darmi fiducia e un'occasione davvero importante e io gliene sarò grato e riconoscente per sempre. Ora sta a me dimostrare il mio valore in campo."

L'Italia. "Benissimo, cibo fantastico, persone amichevoli, tutto a portata di mano. A Venezia ci si arriva in 20 minuti prendendo un treno, Milano è vicina, molto carina. Sono qua con mio figlio Jayce e mia figlia Shiloh, mentre la mia terzogenita Aliona è a casa con la mamma. Nel tempo libero mi diverto a giocare a Fortnite con Jayce, facciamo partite all'ultimo sangue."

Mamma sempre vicina. "Mamma è con me, sull'avambraccio sinistro. C'è anche il suo anno di nascita, il 1972. Nonna invece è sul polpaccio, mi protegge e mi accompagna sempre. Sul braccio destro invece c'è un verso della Bibbia che mi ricorda che qualunque cosa accada, e qualunque difficoltà mi troverò ad affrontare, Dio sarà sempre al mio fianco."