BBL - Bayern, Sasha Grant: "Lo stop per me è un'opportunità"

BBL - Bayern, Sasha Grant: "Lo stop per me è un'opportunità"

La giovanissima stella 20enne del Bayern Monaco di origine sarda-anglo/jamaicana Sasha Grant si racconta al tempo del Coronavirus alla penna di Andrea Sini per La Nuova Sardegna dalla Germania, dove è al suo terzo anno di militanza.

Stop (quasi) totale. La situazione qui in Germania è più o meno la stessa rispetto all'Italia, solo che qui c'è quel po' di libertà in più che può fare la  differenza: il club ha sospeso tutti i tipi di attività organizzata, ma utilizzando le strutture del Bayern abbiamo almeno la possibilità di fare allenamenti individuali. Sono abituato ad allenarmi almeno due volte al giorno e quindi svolgere una sola seduta è un po' strano, ma sentendo la situazione i miei amici e colleghi in Italia, direi che è tanta roba.

Esperienze. La società si è focalizzata sulla crescita di tre giovani: George, Rudan e me, dandoci opportunità importanti. Durante la pre­season ho avuto la possibilità di mettermi in evidenza prendendo parte a Miami al torneo Nba G­League, unico giovane. È stata una grande esperienza, mi sono potuto  misurare con giocatori di alto livello. Nella prima pare della stagione ho trovato spazio in prima squadra, grazie anche a qualche infortunio. Ho fatto sala video, allenamenti, panchina, spogliatoi, insomma esperienze importanti da fare ora e che possono tornarmi utili in futuro. E sono diventato un elemento importante della squadra B.

EuroLeague. Ho vissuto un'emozione incredibile, breve ma intensissima. Credo che ricorderò finchè campo quei 13 secondi sul parquet, contro il Khimki. E non solo: sono sceso in campo contro il Fenerbahce di Datome e nella gara in cui Larkin ha segnato il record di punti in Eurolega, 49. Poter essere testimone dal vivo di certe imprese è una motivazione in più per provare ad arrivare il più in alto possibile. Se non ce la fai pazienza, ma l'importante è avere obiettivi chiari e provare a seguire un percorso: è quello che sto facendo.

L'esempio di Kobe Bryant.  Con Kobe ho sempre sentito una specie di legame, era come se ci conoscessimo, mi ha fatto innamorare di questo sport  e mi ha mostrato la strada giusta. In un certo senso riuscivo a capire molte delle cose che diceva: anche io, come lui, sono un ragazzo di colore  cresciuto in Italia, ho sempre ammirato la sua determinazione, la sua mentalità, la sua fame. Kobe aveva il talento ma è stato il lavoro quotidiano che l'ha reso un campione, e questo è l'insegnamento più importante che ha lasciato a tutti gli sportivi. Vivere il basket, entrare in palestra e allenarti al  massimo sempre, fare una domanda quando non capisci qualcosa, cercare di fare qualcosa in più. è ciò che ti renderà un giocatore migliore. Piccoli  dettagli che sommati sono irraggiungibili. È per questo che non posso permettermi di sprecare neppure questo lasso di tempo in isolamento.