Sergio Tavcar a Novellara presenta il suo libro e ricorda Claudio Malagoli

«DI CLAUDIO Malagoli ricordo un allenamento a Udine: cominciò a tirare da sette metri per scaldarsi, continuò facendolo dalle linee di bordo campo. Dopo i primi due errori, non sbagliò più: mi sono sempre chiesto come mai uno così non avesse il posto fisso in Nazionale». Ai tanti ricordi del cestista scomparso, di cui quest’anno ricorre il 60° anniversario della nascita, Novellara aggiunge ora quello prestigioso di Sergio Tavcar, telecronista di Capodistria che ha fatto conoscere agli italiani il basket jugoslavo e non solo quello. Ospite dei mercoledì letterari proposti da Paolo Ricci per presentare il suo libro «La Jugoslavia, il basket, un telecronista», già diventato un cult fra gli appassionati, il giornalista ha colto l’occasione per ricordare uno dei giocatori che ha amato di più non appena Daniele Mariani Cerati, vicepresidente del club locale, ha fatto cenno al torneo che da 24 anni la città della Bassa dedica a «Lupetto» Malagoli (scatta domani).
DA LÌ È partita una serata in cui Tavcar, sulla traccia dello sport che considera «il più bello del mondo», ha divagato fra passato e presente, offrendo un panorama della regione balcanica anche sotto il profilo delle divisioni sociali. «Oggi il basket si è rovesciato: tecnicamente si gioca per allontanarsi da canestro, al contrario di quanto è sempre accaduto. Il futuro? La storia non finisce mai, anche se è innegabile che una storia è finita» le parole del telecronista che, a differenza di quelli di oggi («Consiglio di guardare Sky, ma togliendo il volume per non sentire certe esagerazioni», dice) è essenziale quanto diretto. Davanti a una platea di giovani e di personaggi che, come Rustichelli e Mondo Vecchi, hanno contribuito a gettare le basi del basket reggiano arrivato ai massimi livelli, Tavcar ha regalato battute, retroscena e gustosi aneddoti, attribuendo alla perfezione di Micheal Jordan la causa della crisi del basket Nba e, a seguire, del resto del pianeta. «Da allora tutti hanno pensato che bastasse saltare, dimenticando la tecnica: ma Jordan era bravo in tutto. Dobbiamo insegnare ai ragazzi, trovando gente con testa cuore e carattere, riavremo il basket come dovrebbe essere».
a.cos.