NCAA - L'ultimo ballo dei senior, dalla March Madness all'Europa?

14.03.2023 00:01 di  Lorenzo Belli   vedi letture
Fonte: Italian Basketball Scouting
Erik Stevenson (West Virginia)
Erik Stevenson (West Virginia)

Il Torneo NCAA sta per avere inizio, alle ore 18:40 ore con Texas A&M vs Southeast Missouri State si alza il sipario di un palcoscenico unico e con un seguito secondo solo al Superbowl in America. Il fascino di questa competizione è riconosciuto ma per molti giocatori è un fondamentale momento di passaggio: vuol dire il termine della propria carriera collegiale; un momento particolare dopo cinque stagioni trascorse sui campi universitari a migliorarsi per avere un futuro nel mondo della pallacanestro che -nel 99% dei casi- si conclude con le amare lacrime di una sconfitta. Vi porto a conoscere in anteprima dei giocatori pronti al loro ultimo ballo della March Madness e che (verosimilmente) vedremo nel Vecchio Continente la prossima estate.

Nelly Cummings (PG - Pittsburgh #11) I Panthers hanno buttato via la vittoria della regular season nella ACC che poteva dare un seed migliore ma di certo questo non inficia la stagione del loro playmaker. Dopo aver contribuito a due apparizioni al torneo di Colgate ha scelto il trasferimento in una delle conference più prestigiose confermando di poter essere un fattore in regia (4.8 assist a gara armando principalmente il collega di reparto Burton, altro al passo d’addio) ma restando sempre in grado di mettersi in proprio quando necessario. Una buona combinazione di talento e maturità. 

Erik Stevenson (G - West Virginia #9) Se Bob Huggins è riuscito per davvero a disciplinarlo potrebbe avere una carriera molto interessante; oltre 15.5 di media con le migliori percentuali in carriera dal campo (non dalla lunetta dove nel 2021/22 ha fatto registrare il 98.4%) a cui vanno aggiunte capacità di playmaking e leadership da non sottovalutare. Fisicamente spendibile in più ruoli, non sarà mai la costanza il suo punto di forza: 16 punti in 3 gare e poi ne gioca 4 a 25 di media, tutte  nello stesso mese. Le capacità non si discutono sulla testa si attendono conferme.    

Matt Bradley (G/A - San Diego State #5) Swingman dotato di una struttura fisica importante che nonostante la buona stagione del suo ateneo ha visto le cifre in calo, pur rimanendo il top scorer degli Aztecs; nulla di preoccupante ma un dettaglio che probabilmente lo fa depennare definitivamente dai taccuini NBA. Solido tiratore da oltre l’arco (38%) e valido difensore in una squadra le cui sorti passano proprio da come protegge il canestro (una sola gara in stagione in cui ha subito più di 80 punti) denota una importante capacità di poter incidere su ambo i lati del campo, dato che in Europa non passerà sotto traccia. 

Jalen Slawson (A - Furman #13) Il ritorno dei Paladins al Torneo porta senza alcun dubbio la firma d’autore di quest’ala in grado di riempire il tabellino in ogni singola voce positiva; la percentuale da oltre l’arco (salita al 39%) unita alla sua propensione per il ruolo da facilitatore (3.2 assist) lo rendono un giocatore versatile ed utile in ogni situazione a cui bisogna aggiungere la valida attitudine difensiva: oltre 7 rimbalzi e 1.6 nelle palle rubate e nelle stoppate, giocatore totale che potrebbe consacrarsi nel Vecchio Continente.  

Osun Osunniyi (C - Iowa State #6) Un rim protector che dopo gli anni a St. Bonaventure è andato a proteggere il ferro dei Cyclones; intimidatore d’élite, 3 di media la scorsa stagione, è dotato di atletismo di una rapidità che non lo fanno sfigurare nemmeno quando chiamato sul perimetro. A livello offensivo è un buon roller ma attualmente ha poche opzioni per spaventare le difese avversarie pur avendo cominciato, timidamente, a tirare da fuori (3/12 in stagione). Se per la NBA risulta troppo leggero in Europa pare essere il perfetto prototipo del centro moderno ed atletico.   

D’moi Hodge (P - Missouri #7) Originario delle Isole Vergini Britanniche ha lasciato Cleveland State per seguire il suo mentore e verrà premiato con la seconda apparizione al Torneo; difensore d’élite, 2.5 rubate a gara che possono valere come biglietto da visita, e con un tiro da fuori velenoso (40% su 7 tentativi a gara) pare l’identikit perfetto da 3&D. Abile a giocare off the ball ma può gestire il gioco come secondary handler, il pezzo forte resta il contropiede dopo aver scippato dal palleggio il malcapitato avversario diretto. 

Jarkel Joiner (PG - NC State #11) Reclutato da Ole Miss per fare da garanzia al prospetto NBA e suo compagno di reparto Terquavion Smith non ha deluso le aspettative componendo un backcourt da 34 punti di media e 8 assist da dividere equamente; talento e leadership sono di livello come la capacità di gestione dei possessi che lo portano raramente a perdere palla. Non brilla particolarmente per la componente fisica e in difesa si limita al minimo sindacale, ma se gli viene data fiducia può ripagare con giocate clutch.

Desmond Cambridge (G/A - Arizona State #11) Arriva al torneo con i Sun Devils e il primo scoglio sono proprio i Nevada Wolfpack che ha lasciato in estate; una stagione con alti e bassi ma in cui è divenuto l’eroe del campus per la preghiera con cui ha deciso il derby con Arizona. Scorer abbastanza affidabile, abile a muoversi senza palla e in uscita dai blocchi rappresenta un pericolo costante. Giocando più off the ball e meno in isolamento ha dimezzato le palle perse, un buon segnale di crescita in vista di un trasferimento in Europa. 

John Walker (A - Texas Southern #16) Una delle colonne dei Tigers alla terza apparizione consecutiva al torneo, filiforme ed abile a muoversi negli spazi ha registrato una pericolosa caduta nella percentuale da oltre l’arco (da 42% al 26%) ma rimane un giocatore in grado di leggere le situazioni e rendersi produttivo. Le lunghe leve gli permettono di essere un costante fastidio agli avversari, intimidatore di buon livello (1.2 stoppate a sera) manca della fisicità per fare la voce grossa a rimbalzo ma il materiale per una proficua carriera europea c'è tutto. 

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