Da dio dei cesti a senzattetto: la storia di Abdul Jeelani

Scusate, ma non possiamo parlare di Abdul Jeelani senza emozionarci. Perché Jeelani ha cambiato la nostra vita, perché per noi Abdul era il dio che ci ha fatto innamorare definitivamente del basket. Un dio meraviglioso, mai visto, bellissimo. Un dio che dal 1977 al 1979, giocando con la maglia dell'Eldorado Lazio, fece ciò che pochissimi e fortunati mortali ebbero la fortuna di ammirare: prima, con canestri incredibili, salvò da solo quella squadra dalla retrocessione dopo la morte per droga del povero Elmore, alla folle media di 32,8 punti; Hanno dopo trascinò un gruppo di ragazzini terribili allenati dal compianto Asteo alla promozione in Al. Era talmente forte, un'ala dalle caviglie piccole, dal tiro mortifero e dalla fantasia assoluta, da finire per le due stagioni successive nella NBA, a Portland e Dallas, per poi tornare in Italia e divenire il nuovo mito della Libertas Livorno dall'81 all'85. Quando lasciò il nostro campionato per chiudere al Vitoria, in Spagna, aveva segnato 5038 punti in appena sei stagioni. In poche parole, è stato uno dei più grandi americani mai visti dalle nostre parti.
AIUTO - Ecco, quel dio dal sorriso dolce e dai capelli crespi, il cui nome era originariamente Gary Cole prima di abbracciare l'islamismo, lo immaginavamo nella sua casa americana, a godersi a 56 anni la famiglia. Invece Jeelani ha smesso di essere un dio. E' un senzatetto, un uomo senza lavoro né amici. E ha bisogno di aiuto. A scoprire la sua disperazione è stato un italiano che lavora per una multinazionale americana con sede a Racine, nel Wisconsin. Lì, in una struttura di accoglienza per "homeless" chiamata Halo, ha incontrato Jeelani. «Abbiamo trascorso una serata preparando per queste persone una cena e intrattenendoci con loro. Non sono espertissimo di basket, gli ho chiesto come mai parlasse qualche parola di italiano. Allora mi ha detto come si chiamava e che aveva giocato in Italia. A quel punto mi sono ricordato di lui soprattutto per quella strana assonanza di nome con l'altro americano con cui faceva coppia a Livorno, Kevin Restani (morto pochi mesi fa per un attacco di cuore a 56 anni; ndr)».
BUCO NERO - Jeelani gli ha raccontato di una serie di vicissitudini che ha incontrato sin dal suo rientro. Sino a due anni fa lavorava per la Johnson Wax. Poi la sua vita è precipitata in un buco nero. Ma quella che lo ospita ora non è una struttura di semplice ricovero: chi vive alla Halo ha accettato di intraprendere tutta una serie di attività per rimettersi in carreggiata. Significa che chi non vuole o non riesce a cambiare strada, prima o poi dovrà abbandonare l'istituto. Ecco perchè Jeelani ha chiesto all'italiano che ha incontrato di lanciare un messaggio di aiuto in suo nome attraverso il sito facebook dei suoi fan. Si rivolge a chi lo ricorda a Roma, a chi lo ha amato pazzamente a Livorno, a tutti quelli ai quali ha regalato solo gioia con i suoi canestri.
a.b.