LBA - Reyer e Marquez Haynes "Grande rapporto con i coach e i compagni"

LBA - Reyer e Marquez Haynes "Grande rapporto con i coach e i compagni"

L'ex playmaker della Reyer Venezia Marquez Haynes ha ripercorso la sua carriera in una intervista nel blog teoleleblgogspot di cui riprendiamo i passi salienti sui tre anni (2016-19) in maglia orogranata.

Fattori. C’erano molti fattori. La relazione con Walter è stato sicuramente uno dei fattori più grandi, se non hai un buon feeling con l’allenatore non ti godrai e darai il meglio nella tua esperienza, quindi questa fu una grande motivazione. Certamente il nostro successo, vincere il campionato il primo anno è stato un grande fattore. Tutti, l’intera organizzazione, mi fecero sentire come a casa, diventò molto velocemente la mia seconda casa, sono legami che ti mettono a tuo agio e ti fanno sentire bene.

I fischi del pubblico contro Pistoia la svolta del primo scudetto? I fischi non hanno cambiato la stagione, ad essere onesti non ricordo neanche l’accaduto. Come giocatori non ci curiamo molto di questo, facciamo del nostro meglio a prescindere, non ci interessa se i tifosi sono arrabbiati, noi diamo sempre tutto e giochiamo più duri possibile. A volte ci vuole tempo, sai, non ci sono tante cose perfette fin dall’inizio, a volte ci vuole tempo, tempo per imparare a conoscerci. A volte c’è un momento nella stagione in cui le cose si mettono insieme e iniziano ad andare bene, e per noi è stato in quel periodo a metà stagione, che abbiamo iniziato a conoscerci e a giocare meglio insieme. L’innesto di Batista e Stone fu la chiave più grande per il successo, mi ricordo al primo allenamento dissi “credo che vinceremo il campionato adesso”. Cambiò il livello di intensità, cambiò tutto, quindi se non fossero arrivati, non avremmo vinto il primo scudetto.

La seconda stagione. Onestamente non credo che la seconda stagione fosse così magnifica, so che abbiamo finito la regular season in testa alla classifica, ma a volte non conta questo. L’anno che vincemmo lo scudetto non fummo mai primi in classifica. A volte i tifosi fanno caso solo al risultato delle partite, non è sempre il dato più importante da guardare. E’ più importante guardare a cosa si sta costruendo per le partite più importanti, quindi a volte è meglio vedere l’insieme delle cose  e pianificare quello che arriverà dopo. Credo il nostro problema il secondo anno sia stata proprio la chimica di squadra e non eravamo abbastanza duri, e questo è quello che successe nelle semifinali, non eravamo duri abbastanza e si è visto. Michael Bramos è una grande parte della squadra e certamente perdere un giocatore così importante crea problemi, ma credo che non abbia influito più di tanto, non so se avessimo avuto Bramos con noi se saremmo diventati campioni quell’anno, non potremo mai sapere cosa potesse accadere, ma fu sicuramente un problema e rese le cose ancora più difficili.

Il secondo scudetto. All’inizio dell’anno non ero così sicuro, c’erano sicuramente dei problemi e avevo anche io dei problemi personali con me stesso, ma quando raggiungemmo un posto nei playoff iniziai a capire che potevamo vincere. Sai, a volte le magie possono accadere, avevamo sicuramente il talento e le abilità, con l’avanzare dei play-off si poteva vedere che iniziavamo a capirci e amalgamarci alla giusta maniera. All’inizio della stagione non ero sicuro, ma dopo la prima serie con Trento dissi “ok possiamo vincere”, Sassari stava giocando molto bene in quel periodo, ma eravamo l’ultima squadra che li aveva battuti, quindi avevamo una buona possibilità contro di loro, eravamo il peggiore degli avversari per loro.