Gentile: "A Milano ho trovato la fidanzata e vincerò lo scudetto"

Fonte: QS
Gentile: "A Milano ho trovato la fidanzata e vincerò lo scudetto"
© foto di Foto Savino Paolella

Pochi sorrisi, e un modo di attaccare feroce, che punta sempre al cuore del nemico. A Siena, contro il Montepaschi campione in carica, nella battaglia che vale un'investitura e lancia la sfida, con i suoi vent'anni di amore e rabbia, è stato Alessandro Gentile a guidare l'assalto decisivo di Milano. Alessandro non è semplicemente un eroe di giornata, adesso che l'intervento alla spalla è ormai recuperato, sta sempre più diventando un punto di gravità permanente della squadra. Insieme al coetaneo Nicolò Melli costituisce la riserva di talento italiano. Ale, un ragazzo molto determinato. Quando da Treviso arrivò all''Armani, lo scorso dicembre, raccontano che lui abbia detto: «Nando è stato l'ultimo a vincere lo scudetto a Milano, ed io sarò il primo a rivincerlo dopo 17 anni». Nando? «Si. Mio padre l'ho sempre chiamato per nome, fin da bambino». Il nuovo condottiero è l'erede di nobile stirpe dei canestri. Papà Nando ha vinto due scudetti, con Caserta (1991) e Milano (1996), tre titoli greci e una Eurolega nei tre anni (1998-2001) al Panathinaikos Atene. Anche suo fratello Stefano gioca in serie A (Caserta), mentre la zia Imma sta disputando a La Spezia la decima stagione in serie A femminile. Lui? Lo descrivono introverso. È soltanto deciso e preciso, proprio come il suo gioco. «Da bambino il basket nemmeno mi piaceva Ci sono andato una volta e ho smesso subito. Mia madre mi spingeva a fare sport, altrimenti, diceva che sarei diventato 200 chili, ed ho provato anche col nuoto, il calcio e l'hockey su prato. Quando a dieci anni siamo tornati da Atene è cambiato tutto». Atene è la città che gli è rimasta nel cuore. E Milano? «Finché giochi da un'altra parte e la guardi da fuori, non riesci a capire perché tutti dicono che sia così difficile giocare a Milano. Poi arrivi, e ti rendi conto delle pressioni dell'ambiente e delle aspettative della società". Come ci vive? «Mi sono fidanzato ufficialmente... E faccio vita da nonno». Vero che non ha la patente? «Vero. A piedi o in metropolitana. Ehi, non le saltasse in mente di scrivere che sono "babbo" e non passo i test.. La stavo prendendo a Treviso ma ho dovuto mollare per l'improvviso trasferimento a Milano. Dai, ci stiamo lavorando». Non è nemmeno vero che non sappia sorridere... In campo, si sente stretto? Con due tra i migliori giocatori d'Europa (Hairston e Lan-gford) nel suo stesso ruolo? «In uno spazio ristretto di certo non posso mettermi a fare salti di gioia, ma so anche che i minuti che riesco a ritagliarmi sono davvero importanti e per niente regalati». La dote migliore di Alessandro Gentile? «Caratteriale. Ho molta fiducia in quello che so fare, e per il resto cerco di imparare». Idoli? «A Treviso avevo in camera il poster di Bodiroga Quando Dejan giocava con Nando (a Trieste e Milano, ndr) l'ho sfidato al Campetto. L'unica concessione che mi ha fatto perché ero un bimbetto fu di camminare invece di correre, poi mi ha massacrato». Sconfitte come quelle ad Avellino o contro Reggio Emilia al Forum? «Quando senti la gente di casa tua fischiare, o affondi o devi per forza risalire». Di certo, Alessandro Gentile è uno di quelli che risale.

Werther Pedrazzi