Napoli, Matt Rizzetta punta in alto: «Questo club non può essere così in basso»

È partito il progetto Napoli Basketball USA. L'italo-statunitense Matt Rizzetta ha acquisito la maggioranza delle azioni insieme agli altri soci imprenditori e ora vuole portare il club Azzurro ai vertici del basket italiano. Intervistato da Il Mattino, non parla del tema Shaquille O'Neal, che sembra possa essere parte del progetto nonostante la smentita della nuova proprietà. Rizzetta era presente al PalaBarbuto per l'ultima stagionale contro Trento. Al suo fianco Daniel Doyle, imprenditore di origini lucane il cui padre giocò nella NBA negli anni 60'. "Qui abbiamo preso una squadra di serie A in una delle città più importanti d'Europa, che ha un appeal enorme e un grande bacino di utenza negli Stati Uniti grazie ai milioni di emigrati che hanno sempre l'Italia nel cuore. È possibile gestire la parte economica in maniera sostenibile perché questa città ha un mercato internazionale che nessun altro ha in Italia. Noi siamo di base a New York che è piena di napoletani e il merchandising può essere una risorsa. La cosa principale è che vogliamo creare valore, poi la parte economica verrà di conseguenza", dicono i due a Il Mattino. "Primo passo i playoff, poi un posto in Europa e lo Scudetto".
Obiettivi con il Napoli Basket
"Un club pieno di passione, che possa contare su un pubblico straordinario come quello napoletano, una tifoseria che ci ha stregato fin dal primo momento. Nel palasport napoletano c'è una atmosfera veramente unica. Ma vogliamo creare anche un club organizzato, che abbia una grossa visione nel futuro, che sia stabile, solido. E che abbia una ambizione importante. A Napoli non puoi essere in basso, ci hanno detto che qui i playoff non arrivano da 18 anni (dall'epoca di Mario Maione e della Eldo, ndr) veramente troppo tempo. Noi puntiamo ad una risalita attraverso una squadra competitiva. Ma bisogna fare i passi giusti, senza voli pindarici"
Tanti cambiamenti e progetto NBA
"Si, per ovvi motivi ci saranno molti cambiamenti. Sia nella dirigenza che nei vari settori. Per quanto riguarda la squadra preferiamo aspettare un attimo, per fare le migliori valutazioni possibili. Di sicuro vorremmo creare un gruppo con una cultura di squadra, un senso di appartenenza e di unione. Come i San Antonio Spurs di Popovic: tutti facevano la cosa giusta, con altruismo, senza prime donne. E hanno dominato la Nba per anni. Abbiamo capito che qui a Napoli la sfida sarà tosta perché come ai Knicks di New York, se vinci sei un re, se perdi nessuno ti perdona. Napoli potrebbe ambire al progetto NBA? Sicuramente potrebbe, il problema è che ci sarebbe bisogno di un impianto molto grande che qui non c'è. O almeno non c'è ancora. Si parla di un nuovo palasport ma i tempi non si conoscono. Nel frattempo abbiamo il PalaBarbuto che va bene per la serie A e che potrebbe contenere 5500 spettatori ma è omologato per 3900 per questione di agibilità. Speriamo di poterlo riportare alla sua massima capienza".
Come è arrivata la scelta di acquisire Napoli Basket
"Seisette mesi fa sono stato approcciato da un gruppo americano che voleva investire nel basket europeo. Mi hanno chiesto consigli e io ho chiamato un paio di miei contatti perché nel basket non avevo esperienza. Ho saputo del Napoli Basket e ho parlato con Daniel Doyle dicendogli che mi pareva un'opportunità unica: Napoli, il mercato internazionale, la Nba Europa. Insomma, il top. E abbiamo studiato l'opportunità. Poi ho conosciuto alcuni dirigenti ed è nato il feeling. Insieme possiamo costruire qualcosa di bello. È una sinergia. Ognuno porta qualcosa di importante Ma è giusto anche sottolineare che abbiamo trovato un club sano e per questo bisogna ringraziare i tre soci, Amoroso, Grassi e Tavassi.