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LBA - Reyer Venezia, Mauro Sartori a briglia sciolta

MERCATO LBA - Reyer Venezia, Mauro Sartori a briglia sciolta

Mauro Sartori, responsabile scouting della Reyer Venezia, ha spiegato le caratteristiche del mercato estivo 2023 sulle pagine del La Nuova di Venezia e Mestre. Alcune delle sue considerazioni.

Che mercato giocatori è stato? "Sicuramente è stato un mercato diverso dai precedenti, con una visione a 360° e giocatori che non hanno mai giocato in Italia e in alcuni casi anche in Europa. La maggior parte sono atleti che hanno avuto esperienze diverse rispetto a quelli già visti, conosciuti e magari anche incrociati da avversari. Comunque al giorno d’oggi gli atleti sanno di avere la necessità di doversi adeguare ad ogni nuova esperienza impattando con una pallacanestro diversa. Il basket è sempre stato considerato uno sport per giocatori intelligenti, poi in generale per essere vincenti si deve avere una certa predisposizione ad ambientarsi poi può anche capitare che non ci si riesca, però seguendo quelle che sono le direttive tecniche più o meno si arriva ad entrare nel modo di giocare che vuole l’allenatore."

Come si fa scouting? "Al giorno d’oggi buona parte dello scouting viene fatto con la lettura dei numeri dell’atleta. Personalmente guardo tanti fattori, ma come prima cosa mi concentro sull’aspetto umano. Cerco di guardare quello che un giocatore fa in campo: i comportamenti, come reagisce a un fallo chiamato, se si confronta con i propri compagni, con l’allenatore, con l’arbitro. Tutto questo è un contorno all’aspetto tecnico, talvolta ci si innamora di giocatori che però, per caratteristiche tecniche, non possono essere incastrati nel nostro contesto. L’analisi comincia all’inizio della stagione quando partono tutti i campionati. Ci si fa un’idea di quelli che sono i roster e, dopo un paio di mesi, si inizia a notare chi sta facendo bene. É importante seguire i giocatori da quando sono rookie per valutarne non solo il percorso tecnico, ma anche di ambientamento e di adattamento alle diverse realtà. Ci sono inoltre giocatori che si mettono in evidenza dopo qualche stagione di pallacanestro “normale” e per questo non bisogna mai dimenticarsi di nessuno. Vedere tante partite dal vivo, guardare tanti video, viaggiare spesso, confrontarsi con i diversi intermediari e, quando è possibile, parlare con il giocatore: questo è il lavoro dello scout."

La scelta che l'ha reso più orgoglioso del suo lavoro. "Se devo dire un nome che ha fatto molto bene con la Reyer faccio quello di Julyan Stone. Quando lo abbiamo preso non era conosciuto nonostante avesse già fatto parte dell’NBA con Toronto. Quell’anno cercavano un play con fisicità e centimetri per sopperire a quello che mancava a Phil Goss che era la nostra guardia. Negli Stati Uniti si monitoravano diversi profili: a partire da Lorenzo Brown che aveva firmato con noi e dal punto di vista offensivo era perfetto, ma che non giocò poi per noi per motivi legati all’idoneità sportiva. Oltre l’altezza, Julyan aveva un certo atletismo legato soprattutto alla voglia di andare a rimbalzo. Un giocatore di quasi due metri che difenda su un play di 1,85 scivolando con le mani dietro la schiena è raro, e anche solamente considerando la sua velocità di piedi rappresentava il giocatore giusto per noi, pur avendo dei limiti sui quali però ci si poteva lavorare."