Jasmin Repesa: «Chi sposta in EuroLega tanti tifosi quanto Trapani? Neppure Pana e Oly»

Jasmin Repesa: «Chi sposta in EuroLega tanti tifosi quanto Trapani? Neppure Pana e Oly»
© foto di Ciamillo

Jasmin Repesa è stato intervistato da Walter Fuochi su La Repubblica in vista del big match tra la sua Trapani Shark e la Virtus Bologna. "Parlare oggi di Scudetto? Si può, ma è troppo presto. Oggi c'è un sogno, un desiderio, una fame. Sappiamo che sarà dura, crediamo che questo playoff sarà più equilibrato degli ultimi. Nulla più, finché non si comincia", ha esordito il coach croato. Domenica la sfida per il primo posto, già sold out. Repesa elogia i suoi tifosi. "Io mi sento un uomo del sud. Vivo a Dubrovnik, l'ultima città sulla costa croata, al confine col Montenegro, conosco e amo questa mentalità. Ho trovato gente calorosa e rispettosa, poi questa Sicilia "selvatica" è stata una scoperta quotidiana, diversa da tutti i posti in cui avevo lavorato. Trapani è grande il giusto per la mia età, perfetta per fare sport, con un palasport nostro 24 ore su 24. Mi aspettavo una risposta forte, ma 3.500 abbonati in due giorni andarono oltre ogni previsione. Bella gente, tifosi caldi ma senza eccessi, per vivere ogni partita come un evento e seguirci in tanti fuori. A Bologna già martedì annunciavano l'esaurito, ci prendiamo il piccolo merito di farne parte anche noi, con gli 800 trapanesi che verranno su. Chi li sposta in Eurolega tanti tifosi? Io dico neppure Panathinaikos e Olympiacos".

Parlando della sua scelta di approdare a Trapani in estate, dice“I primi colloqui col presidente Antonini. Mi chiarì le ambizioni della società, mi illustrò il progetto. Ascoltai le sue parole, ma fu venire e vedere le strutture a convincermi che faceva sul serio. Poi la squadra è stata costruita nel modo giusto. Non è scontato, arrivando dall'A2. Non puoi tenerne più di 4-5, ma a noi andava bene. Gente come Notae, Horton, Alibegovic era fuori norma per l'A2, già pronta per l'A. Abbiamo azzeccato gli inserimenti, poi all'inizio ci sono state cose belle ed errori, ma dovevamo conoscerci. Petrucelli e Galloway in A avevano giocato, Robinson, il play che doveva dirigere, era una scommessa”.