Ioannis Kastritis: «A Varese voglio ribaltare la mentalità, pronti a lottare contro chiunque»

Intervistato da Flavio Vanetti sul “Corriere della Sera – Milano”, Ioannis Kastritis ha raccontato l’avvicendamento sulla panchina di Varese dopo l’esonero a metà anno dall’Aris Salonicco: “L'idea era di rimettermi in gioco in estate, ma quando è arrivata l'offerta dell'Openjobmetis ho detto subito di sì: conoscevo la storia di Varese, la sua passione, il suo desiderio di tornare a certi livelli. Qui tutti hanno una visione chiara: volevo far parte del processo. E volevo la serie A italiana. Sono cresciuto nella generazione di Diamantidis, di Papaloukas, di Sloukas, una grande generazione. Ma non guardo ai singoli, perché per me una squadra nasce dalla chimica e dell'armonia collettive. Essere coach è un modo per esprimere un carattere, contribuendo ad aiutare altre persone, cominciando da chi gioca”.
L’allenatore ha dato il suo apporto importante per la salvezza dell’Openjobmetis: “Non ho avuto molto tempo per capire che cosa non andasse, tuttavia non ho mai dubitato di farcela, sennò non sarei venuto. Serviva uno sforzo extra, serviva abbattere il flusso negativo delle sconfitte. Se costruisci un sistema vincente, poi possono accadere perfino i miracoli. Ma al sistema vincente arrivi passo dopo passo, coinvolgendo tutti: io sono qui per mettere il mio mattone. Vogliamo ritrovare i playoff? Sarebbe importante, ma prima di tutto bisogna ribaltare la mentalità ed essere pronti a lottare contro chiunque. Voglio allora una squadra che renda orgogliosi i tifosi, voglio dei giocatori-guerrieri”.