L'Olimpia e la moneta di troppo

Fonte: Leggo
Dino Meneghin a terra a Pesaro durante la semifinale 1988/89 colpito da una monetina
Dino Meneghin a terra a Pesaro durante la semifinale 1988/89 colpito da una monetina

Milano e Pesaro, Olimpia vestita adesso da Armani, Victoria sempre tenuta per mano da Valter Scavolini. Amore e odio da sempre, ben 145 partite, primo titolo per Peterson nella finale '82 in casa pesarese e poi ancora nel-l'85 col caso Kicanovic, trionfo pesarese nell'88 quando Scariolo era assistente di Bianchini da cui poi ereditò la Scavo campione del '90, una moneta, quella che nel-V89 colpì Meneghin aprendo più la strada che la testa del presidente federale, per il penultimo scudetto milanese trovato nel contestato finale di Livorno, i bilanci a separarne la storia per anni fino a questo imprevisto faccia a faccia. Sembrava scritto che a smazzare dovessero essere Cantù e Milano, ma Pesaro ha sorpreso la Bennet e adesso ruggisce cercando di saltare sulle ambizioni dell'Emporio che al meglio delle 5 partite ha il vantaggio del favore campo. Partite da risolvere in difesa, scontri da giocare sui nervi e in questi casi chi ha meno da perdere come la Scavolini fa più paura. Hairston, Bourousis, Cook gli uomini chiave di Milano,White, Jones, Hickman per Pesaro, con gli italiani Gentile, Mancinelli, Cusin e Hackett come ago della bilancia.

Oscar Eleni