Quando la mitologia greca finisce nel Basket Spaghetti

Interviste speciali, Enrico Campana
Durante le Final Four scrissi articoli parlando di “pianto greco” e “lezione di greco”. Queste due locuzioni che vengono da lontano traducono un po’ il dilemma del nostro basket pencolante, in tempi smarriti, fra la tragedia lamentosa quale lavacro e quella cultura filosofica nutrita da un mitologia che racconta l’origine del mondo.
Constatato infatti il sottoscritto che le prime 3 squadre di Barcellona puntavano su giocatori greci e la quarta e ultima non li degnava di considerazione, mi sono chiesto se fosse pura coincidenza. E se Siena, che sembrava all’inizio di gara far polpette anche del “Pana” non si fosse fregata con le proprie mani ? Ho visto togliere infatti a Nikos Zisis quel carisma che l’abatino del basket, il Rivera del canestro, si era conquistato palmo a palmo per mesi sopperendo al lungo infortunio di McCalebb e il recupero di uno Jaric arrivato più rugginoso di un binario morto. Perché mai questo machiavellismo per cercare l’utopico incastro di tre play quando, in fondo, contro 6 greci ne bastava dall’altra parte quell’”uno e trino”?. Quello Zisis che, vado a memoria, ha vinto 3 scudetti su 3 con due club diversi, Benetton e Mps.
Poi la stretta della crisi si è fatta ancora più forte da quelle parti, mettiamoci anche qualche delusione e l’Italia non già paga di uno splendore medievale ha avvertito il bisogno di un rigurgito di neo-plutocrazia. E su quel filone ecco arrivare a Milano due figure della Termopili cestistica quali Bourousis e Fotsis.
Mi è venuto perciò voglia di scrivere una nota, nulla che però apparisse di pesante e ho chiesto aiuto a Sandro Spinetti pregandolo di rispondere a qualche piccola domanda. Lui che i primi greci li ha conosciuti e affrontati sul campo. Chi sono stati i grandi greci d’antan, erano personaggi improbabili, un po’ cheap o vere star? Fra loro c’è stato un Ulisse, un Achille, un Patricolo?
Qual era la loro nomea, il loro contributo, che tipo di pallacanestro possono portare?
Ricordo molto bene che quando andavamo ad Atene, Rubini era molto affezionato a Mimis Stefanidis, due ciglia da Mangiafuoco, uno dei Magnifici Cinque del Panellinios che giocò nel Borletti.
Sempre negli Anni 50 Tony Flokas giocò nella Pall.Varese di Zorzi e Tracuzzi. Il primo Mister Uncino si chiamava Vlastelika, lui no, dicevano che fosse di origine greca invece era croato.
- Sandro dico bene? Tu giustamente non ne passi una, come i tuoi canestri erano geometria applicata, il timing, la parabola…
“Ho cominciato a giocare a pallacanestro nel 1952, proprio l'anno che la Grecia partecipò alle Olimpiadi di Helsinki con i suoi 5 Moschettieri d'Oro, tra i quali Stephanidis e Rubanis , seguiti a Bologna da Morutsis. Un Pivot, un'Ala grande ed una Play-Guardia di quei tempi. Parlo degli anni '50 e primi '60, poi gli Stranieri vennero aboliti e tornare nel Campionato 1966/67, con Granat a Roma..........”.
- La gente adesso si chiede: ma i greci sono stranieri cheap, o vere star?
“ Per quel che ricordo, i 3 Greci erano tra i migliori del nostro Campionato. Ragazzi di temperamento, fisicamente molto forti (per quei tempi e più) e dotati di una grande visione di gioco; in una parola: sapevano giocare ! Da loro abbiamo certamente imparato qualche cosa, anche se a quei tempi, tutti noi e soprattutto i più anziani tra noi, facevano funzionare prima la testa ed eventualmente i muscoli”
- Ma il basket greco poi si è evoluto nella modernità, è venuto il tempo dei Dioscuri
“Certo, Galis e Giannakis, che hanno segnato la storia moderna del basket in Grecia. 2 tipetti che non erano certo dei Golia, ma avevano tutte le caratteristiche della stirpe greca : fierezza, temperamento e animo pugnandi”
-I buoni maestri producono sempre bravi allievi.
“Da quei tempi, comunque abbastanza recenti, la Grecia è cresciuta moltissimo, ha cominciato a produrre un buon numero di ottimi giocatori ed a competere in Europa con le prime della classe. E i suoi risultati sono lì da vedere, anche nelle Coppe”
- Mors tua vita mea, ecco che noi latini gli diamo una nuova patria a solo un’ora di casa dal Pireo…
“Oggi, con la devastante crisi economica, anche il basket ellenico doveva vendere molti dei suoi pezzi e l'Italia non poteva certo mancare negli stand di questo inatteso supermercato”
- Mmm, vuoi dire che si tratta di un’operazione più economica e promozionale e poco tecnica?
“Mi sovviene una riflessione : negli anni '50/60 guardavamo agli Stati Uniti, negli anni 70/80 ci siamo girati verso gli Slavi, dopo Pechino abbiamo sbavato verso la Spagna ed ora ci rivolgiamo alla Grecia, prima nella Champions con il Panathinaikos... Bene bene, ma quando l'Italia tornerà a produrre giocatori e se possibile un Sistema Cestistico di Made in Italy ?"
- Vero che ti definisci un po’ il Bartali del basket, però non con quel brusco “gli è tutto da rifare” ma con leggerezza da innamorato...
“Io, purtroppo, ho lo sport e soprattutto questo sport nel sangue e come Bartali......... Capisco i mutamenti del tempo, della società e dei nostri giovani, ma non mi arrenderò mai all'equazione: Intelligenza e Classe (forse ruspante, ma abbondante in passato).Muscoli ed Atletismo (programmati scientificamente applicati oggi ad un basket lineare). Sono fermamente convinto che muscoli e mente, qualità tecniche ed atletiche, possano e debbano convivere, essere stimolate, accumunate, sviluppate e lasciate libere di esprimersi”
- Tradotto in sintesi questo significa che…
“In poche parole : meno libri e lavagnette e più playground e licenza alla fantasia dei ragazzi.
Il basket o la più amata pallacanestro, non sono esercizi di fredda matematica, ma altissimi componimenti di fantastiche geometrie”
Ben detto, grande n.10 del basket passato al pc. Non posso fare a meno di ringraziarlo così: Sandro, hai un dono unico, quello di modernizzare il passato che è diverso di quello che rimpiangerlo. Penso che l’appello a tornare a creare giocatori possa diventare un manifesto.
encampana@alice.it