Gianluca Basile e l'arte di sopravvivere all'ansia e alle paure dei campioni

Gianluca Basile fa un passo indietro e, da conduttore e intervistatore nel format di LBA "Basketball&Conversations", indossa nuovamente l'abito dell'intervistato sulle colonne della Gazzetta dello Sport in edicola oggi. Fra le tante cose che si possono leggere, tra cui il classico excursus della carriera professionistica che comprende anche una EuroLeague con il Barcelona, Basile racconta come ha affrontato due dei grandi problemi di chi pratica sport agonistici al massimo livello: ansia e paure.
“Ho sempre convissuto con le mie ansie e le mie paure. Da piccolo ero timido e insicuro, e me lo sono portato dietro. La scuola non mi piaceva e la pallacanestro è stata la mia salvezza. Ne sono uscito sempre da solo, con le mie forze, la mia mentalità e i consigli di mio padre, che forse ci credeva più di me. I primi anni a Reggio, ma anche a Bologna, dovevo competere con giocatori fortissimi, e la paura di non essere all'altezza. Con l'impegno sono riuscito a colmare tutti questi vuoti, questi dubbi, queste crisi d'identità. Le mie partite, anche quelle migliori, non le rivedevo. Pensavo: "È impossibile che ho fatto io quella prestazione". E allora, facevo molto affidamento sul lavoro. Allenarmi in un certo modo, con metodo, mi dava la sicurezza in partita. Non c'erano altre strade che il duro lavoro, la costanza e la determinazione. Poi certo, con la maturità acquisti fiducia, ma all'inizio era un disastro.”
Gianluca Basile, al termine della carriera da giocatore che dopo i trionfi con Fortitudo Bologna e Barcelona l'ha visto indossare le maglie e divertirsi ancora a Cantù, Milano e Capo d'Orlando ha raccontato come sono attualmente le sue giornate fuori dal campo, dove le parole ansia, pressione e paure sono ormai bandite.
“Faccio tante cose, vivo a Capo d'Orlando. Mantengo l'associazione "Musetti Randagi", cerco casa ai cani randagi, che ormai sono come dei figli. Poi mi occupo degli ulivi. Ci vuole tempo e impegno. È una scelta: ho un senso di libertà che non ha prezzo. A volte non tomo neanche a mangiare, certo non mi annoio: sono come un campionato. Finisce una raccolta e hai un anno di tempo per preparare la prossima. Nel frattempo, c'è la potatura e tantissime altre cose a cui stare attenti: l'albero cresce e tu te ne devi prendere cura. Mi piacerebbe anche viaggiare, con lo sport ho girato tanto, ma viaggiare è diverso. Amo il mare d'inverno e pensare che io ci vivo al mare. Le mie figlie sono cresciute, ora anche la terza fa il quinto anno delle superiori. La mia scelta di vita è la felicità: vivere bene, in serenità, senza mettermi pressione e ansia, com'era quando giocavo.”