Michele Ruzzier in esclusiva per Pianeta Basket: da Trieste a Venezia, con un occhio verso l’azzurro

10.01.2016 11:27 di  Marco Garbin   vedi letture
Michele Ruzzier in esclusiva per Pianeta Basket: da Trieste a Venezia, con un occhio verso l’azzurro

Playmaker dell’Umana Reyer Venezia, Michele Ruzzier si racconta ai lettori di Pianeta Basket: storia, curiosità e sogni di una promessa del basket italiano.

Michele, come è maturata la tua passione per la palla a spicchi?

E’ stata un dono di famiglia. Mio padre stesso era un giocatore di basket e fin da piccolissimo lo sport mi appassionava. A dir la verità amavo molto anche il calcio e me la cavavo anche bene col pallone, tanto che a 10 anni ero sul punto di abbandonare il parquet per provare la strada del calcio, ma i miei genitori mi hanno riportato sulla retta via.

E noi li ringraziamo di cuore. Sei cresciuto a Trieste, una città di confine a due passi da quella che una volta, cestisticamente parlando, era la Grande Jugoslavia. Ciò ha influenzato il tuo modo d’interpretare il basket?

A Trieste ci sono squadre di basket delle minoranze slovene, che portano avanti la tradizione e lo stile tipici del basket slavo. Ma le società italiane, come l’Azzurra dove sono maturato io, sono fedeli al nostro modo di giocare tutto italiano.

Arrivi poi alla Reyer e ti trovi a scontrarti contro avversari di Serie A in un ruolo che richiede grandi lucidità e concentrazione. Come ti prepari mentalmente alla gara?

Studiando approfonditamente gli avversari, il loro stile, le loro statistiche, guardando molti video delle loro gare. La conoscenza mi permette di approcciare la gara con più sicurezza. In più di mio riesco a mantenere una buona concentrazione sul parquet.

E fuori dal parquet cosa ami fare?

Amo divertirmi. Uscire con gli amici, non sono uno che ama restare in casa.

C’è una canzone con cui ti dai la carica in campo?

In realtà il mio rapporto con la musica inizia entrando e finisce uscendo dalla macchina, ma quando ero ragazzino “In the end” dei Linkin Park era una canzone che mi caricava parecchio.

Se Curry e Thompson sono gli Splash Brothers,  chi sono Ruzzier e Tonut?

Magari avessimo il loro talento, però qualche soprannome lo abbiamo anche noi. I “gemellini” è quello che ci portiamo dietro da più tempo, e qui a Venezia siamo diventati i “bulli”. Poi i fisioterapisti della Reyer ci chiamano “Ago e Spago”, perchè stiamo sempre insieme. Abitiamo anche vicini.

Ritornando al basket, cosa manca ai nostri club per tornare grandi in Europa?

Quest’anno, avendo modo di giocare partite all’estero grazie all’Eurocup, ho constatato che effettivamente gli impianti sportivi, soprattutto in Germania, sono notevolmente migliori rispetto ai nostri: più moderni, più capienti, più accoglienti. Andarci è un piacere di per se stesso, che si aggiunge a quello di veder giocare la squadra del cuore. La nascita di nuovi palazzetti, o l’ammodernamento di quelli esistenti, dovrebbe essere il primo mattone sul quale il basket  italiano potrebbe costruire la sua crescita.

Infine uno sguardo al nuovo corso della Nazionale. C’è un posto per Michiele Ruzzier nello scacchiere di Messina?

Giocare nella Nazionale per me sarebbe un sogno, e per realizzarlo sono disposto a lavorare duramente. Ma sono ben consapevole che oggi ci sono altri playmaker che, più di me, meritano quell’opportunità. Mi auguro però che nel futuro questo sogno possa diventare realtà.

E noi facciamo un grande in bocca al lupo a Michele per la stagione in corso e per un futuro più che mai azzurro.