Valentina Fabbri: “La Campania mi porta fortuna, ad Ariano grande gruppo”

Ha abbracciato il progetto della Farmacia del Tricolle Basket Ariano Irpino con lo stesso entusiasmo con il quale nel 2007, appena ventunenne, cuciva sulla maglia lo storico scudetto conquistato con la Phard Napoli. Dodici anni dopo Valentina Fabbri, centro di 197 cm classe 1985, continua a dominare sotto le plance dei campi di serie A, ripartendo dalla Campania. 12,2 punti e 14,7 rimbalzi di media nelle prime quattro uscite nel campionato di A2, con la compagine di coach William Orlando seconda in classifica.
“La Campania è una terra alla quale sono particolarmente affezionata, che mi ha portato fortuna e sono sicura me ne porterà ancora. Ora ho 34 anni, ma non li sento per nulla” afferma sorridendo Valentina.
Una carriera di tutto rispetto la sua, spesa giocando per realtà importanti del nostro campionato (Napoli, Como, Priolo), collezionando oltre 30 presenze nella Nazionale maggiore e altrettante sui parquet dell’Eurolega. Uno scudetto, una coppa Italia, due promozioni dall’A2 all’A1 arricchiscono il suo curriculum. E carattere da vendere.
“Ho vissuto alti e bassi, ma non mi lamento. Come mi dicono in tanti, se a questa età giochi ancora ai massimi livelli un motivo ci sarà. Grinta, voglia, pazzia di certo non mi mancano. Non mi sono mai fermata di fronte a niente e nessuno”.
Una passione viscerale per la pallacanestro, mai venuta meno. Neppure quando, nel pieno del processo di maturazione cestistica, dovette fermarsi due anni a causa di una controversia con la società allora detentrice del suo cartellino, Priolo, risoltasi presso la Corte Federale.
“Il passato è passato, inutile tornarci su. Io vivo nel presente. Solo i fatti mostrano il vero valore delle persone. Sono tornata in serie A esclusivamente grazie a me stessa e al duro lavoro che ogni giorno ho fatto e continuerò a fare”.
Determinazione che le valse, nonostante la prolungata inattività agonistica, la chiamata dall’ambiziosa San Martino di Lupari in A1. Tre anni in terra veneta, quindi una stagione divisa tra San Salvatore Selargius e Carosello Carugate in A2, con medie complessive vicine alla doppia cifra sia per punti che rimbalzi, prima del ritorno nella massima serie con Vigarano lo scorso anno.
Ad Ariano Irpino ha impiegato un attimo a entrare nel cuore di tifosi e compagne. Complice un carattere solare e la professionalità che da sempre l’accompagna. Ma guai a definirla leader o ad attribuire a lei e Carolina Scibelli (ala classe 1986, veterana dei campi di A1 e A2) un ruolo di chioccia per le tante giovani presenti nel roster.
“Io credo che ognuna abbia tanto da dare all'altra, indipendentemente dall’età. Io e Carolina possiamo garantire alle più giovani il nostro supporto nei momenti difficili della stagione, ma altrettanto potranno fare loro con noi. L'esperienza aiuta, ma io non mi sento una chioccia e non mi interessa ricoprire il ruolo di leader. Voglio far parte di una squadra unita. Credo non ci sia esercizio migliore per il cuore che stendere la mano e aiutare gli altri ad alzarsi. Lavorare insieme per realizzare un obiettivo comune”.
Dieci anni fa la prima esperienza all’estero, in Polonia, vestendo la maglia del Lider Pruszkow. Fabbri ha calcato anche i parquet di Francia e Thailandia.
“E ho avuto tante offerte anche oltre Oceano. Ho accettato alcune occasioni come la Polonia, la Francia e la Thailandia per una crescita personale oltre che dal punto di vista sportivo. Il basket mi ha sempre dato tanto, non solo come soddisfazioni sul campo, ma soprattutto a livello personale aiutandomi a maturare e acquisire sicurezza. Non chiudo le porte a nuove esperienze, ho ancora tanta voglia di mettermi in gioco. Sono sempre in contatto con il mio agente e i suoi partner. Mai dire mai. Potrei sempre decidere un giorno di tornare all'estero”.
Perché le giocatrici italiane sembrano essere poco propense a lasciare casa per cimentarsi in campionati stranieri?
“Probabilmente allontanarsi per un periodo dall'Italia non è sentito come esigenza, perché il basket italiano è molto apprezzato fuori e la nostra A1 di alto valore tecnico. Credo che molte ragazze scelgano di restare per motivi personali. Sono decisioni che non mi sento di giudicare, fare un’esperienza all’estero può essere d'aiuto oppure no, l’importante è credere sempre in ciò che si fa e dare il massimo”.
Niente paura per i sostenitori della Farmacia del Tricolle, Valentina ora ha un unico obiettivo: aiutare le irpine ad arrivare più in alto possibile.
“Da parte mia e delle mie compagne garantisco il massimo impegno. Stiamo giocando bene e i risultati sono incoraggianti. Non faccio promesse, puntiamo ad arrivare il più lontano possibile senza porci limiti”.
Se le viene chiesto di scegliere un momento della sua carriera particolarmente significativo, Fabbri pone l’accento sul valore umano di uno sport in grado di creare rapporti duraturi che vanno ben oltre l’aspetto agonistico.
“Ho un legame ancora stretto con tante giocatrici italiane e straniere con cui ho iniziato a giocare e con tante altre giocatrici e non che ho conosciuto nella mia carriera. Ci ritroviamo ancora dopo anni e di questo sono veramente contenta. La vittoria dello scudetto è un ricordo indelebile, ma ancora più gratificante è quando le persone continuano a cercarti a distanza di tempo. Vuol dire che hai lasciato davvero il segno. E poi si sa la Nazionale è la Nazionale e sono veramente contenta di averne fatto parte”.
Il ritorno di Andrea Capobianco alla guida dell’Italia potrà finalmente garantire il tanto atteso salto di qualità?
“Con Capobianco coach ho partecipato ai miei ultimi raduni in Nazionale e credo che i risultati da lui conseguiti in carriera parlino da soli. Una tra le sue principali qualità è la capacità di lavorare al meglio con le giovani. Sono il nostro futuro, bisogna crederci”.
Dove vedi Valentina Fabbri quando deciderà di lasciare l’attività agonistica, resterai nel mondo della pallacanestro o inseguirai altre passioni?
“Prima di tutto tornerò in Romagna, nella mia terra – sorride – il resto si vedrà, niente anticipazioni. Il mio motto è non aver paura del domani, in fondo oggi è quello che temevi ieri”.