Lega A - Cantù, Sodini "Io e Pianigiani come Bianchini-Peterson? Vorrei che tornasse quell’epoca"

Lega A - Cantù, Sodini "Io e Pianigiani come Bianchini-Peterson? Vorrei che tornasse quell’epoca"

Pianigiani vs Sodini, una nuova rivalità che potrebbe rivitalizzare la pallacanestro italiana a livello comunicativo, una roba alla Bianchini-Peterson di altri (rimpianti) tempi. "Per ora una vera rivalità è impossibile, lui ha sempre avuto squadre migliori delle mie. Però… il  confronto della comunicazione è qualcosa che manca e che servirebbe" spiega il coach della Red October Marco Sodini ad Alessandro Pasini, inviato del Corriere della Sera.

Per chiosare: "Tempo fa scrissi un articolo intitolato ”La comunicazione enfatica”. Valerio Bianchini lo lesse e mi disse che andrebbe insegnata ai corsi per allenatori. Serve che l’allenatore torni centrale, anche come garante di continuità per i club. Purtroppo i miei colleghi non lo capiscono. A loro dico: fate vedere quanto siete bravi, si possono dire le stesse cose in altri modi". La lunga e interessante conversazione è qui, noi vi diamo qualche stralcio.

Cantù, vice per una giornata, poi... "Già. Ma Kirill adesso è più sereno così e mi sta dando una grande mano, soprattutto nel dialogo con la proprietà. Io comunque nasco capoallenatore, ero solo rimasto incastrato nel ruolo di vice per la solita tendenza italiana a etichettare. Eppure il nostro basket è pieno di storie di giovani capi vincenti, vedi Messina e Scariolo".

Milano e Bologna. "(Milano?) Ci ho lavorato tre mesi intensi e contradditori e mi sono reso conto della netta distanza tra la squadra e la città. Il contrario che alla Virtus Bologna, dove ho lavorato tre anni. A Milano se la squadra non è più che perfetta non interessa. Ci sono aspettative eccessive rispetto alla realtà economica attuale del club, che non è quella degli anni d’oro.

Errore la nazionale migliore di sempre? "Più che un errore, un equivoco: se nell’Nba sei specialista o gregario, perché in Nazionale dovresti sapere fare tutto? Meneghin e Riva facevano la stessa cosa nel club e in azzurro; Belinelli no, anche se è un giocatore fantastico. Non è questione di talento, ma di ruoli".