LBF A1 Techfind - Marco Mezzadra:”Serenità e conoscenza”

Il Direttore Sportivo della rivelazione Crema e prima ancora di Broni ci racconta le doti principali che secondo lui deve avere un buon dirigente
26.04.2023 10:01 di Eduardo Lubrano Twitter:    vedi letture
LBF A1 Techfind - Marco Mezzadra:”Serenità e conoscenza”

Mezzadra per cominciare e raccontare a chi non lo sapesse, cosa fa esattamente un Direttore Sportivo?

Dipende da dove è chiamato a svolgere la sua attività. In una una squadra di fascia medio bassa ma anche medio alta dovrebbe fare un po' tutto: dalla scelta dell’allenatore, a quella delle giocatrici, alla logistica più banale, che poi specie con le donne è tutt’altro che banale, alla scelta dello staff tecnico, medico e fisioterapico. Le donne hanno una tendenza superiore agli uomini ad infortunarsi dunque la prevenzione è doppiamente importante e quindi lo staff sanitario deve essere di altissimo livello. A volte deve anche occuparsi dei viaggi. Ma vorrei tornare sulla questione della scelta delle giocatrici: sempre e comunque in accordo con l’allenatore. Mai prendere una giocatrice che il coach non aveva indicato tra le sue preferite: si rischia di innescare una serie di equivoci e problemi che alla lunga rovinano l’ambiente. Tornando alle cose che si fanno, a me piace molto lavorare col grafico nel disegno delle magliette a gara per esempio, ma è una mia passione, un hobby. Questo non succede in una squadra top dove esistono figure diverse per diversi compiti e quindi il DS si occupa “solamente” della scelta del coach e delle giocatrici e della loro gestione fuori dal campo. Il tutto ovviamente, ed in tutti i casi, ne limiti che il budget impone”.

 Qual è il suo percorso sportivo prima di approdare a Borni e poi Crema? E c racconta questi anni nel femminile?

Io sono arrivato al femminile per caso. Prima del 2015 io avevo lavorato solo con i maschi. Poi siccome sono di Broni, la società femminile mi chiese se avevo voglia e tempo di dar loro una mano ad organizzare la società. Io accettati ad una condizione e cioè che mi dessero del tempo per capire il mondo del femminile. Per sei mesi ho seguito la nostra squadra, sono andato a vedere le altre, mi sono informato, parlato con tante persone. E poi sono entrato nelle mie funzioni. Sarà un caso ma nel 2016 facemmo 37 vittorie su 37 partite con la promozione in serie A1. E come poi avrei rifatto a Crema decisi di mantenere intatto il gruppo di italiane che aveva vinto il campionato cambiando solo le straniere ed inserendo Ashley Ravelli. Ed abbiamo ottenuto la salvezza. L’anno dopo ho scelto di cambiare l’allenatore prendendo Fontana (ora a Schio come assistente, ndr) e siamo arrivati quinti perdendo i play off con San Martino di Lupari per pochi punti. Nell’anno successivo ci furono dei problemi diciamo di spogliatoio io chiesi alla società di fare dei cambiamenti che mi furono negati. A quel punto ho dato le dimissioni lasciando la squadra nei play off e con i conti a posto. Era il 2020, l’anno del Covid quindi non se ne fece più nulla di quei risultati. Ma in estate mi è arrivata la chiamate di Crema. Qui la sfida in partenza era diversa: bisognava professionalizzare in modo diverso il gruppo di lavoro che già esisteva, oltre al resto del lavoro chiamiamolo “classico” per un DS. Al primo anno abbiamo vinto due Coppe Italia: quella dell’anno precedente che era stata annullata per via del coronavirus e poi quella della stagione in corso. Al secondo anno ho chiamato Mirco Diamanti e Giuseppe Piazza come capo allenatore ed assistente. Abbiamo vinto la A2 con 36 vittorie ed una sconfitta ma soprattutto abbiamo giocato proprio bene, aggiungendola vittoria della Coppa Italia”.

Promossa in A1 e Crema cambia allenatore ma non le italiane…

Esatto. Mirco ha fatto una scelta diversa accettando Ragusa nella scorsa estate ed io ho preso la decisione di affidare la squadra a Piazza per una certa continuità tecnica ma anche perché secondo me Piazza nel frattempo era diventato un capo allenatore che poteva fare la sua prima esperienza. Confermate le italiane sono arrivate tre straniere, scelte ovviamente con il coach: tre giocatrici super per noi ma soprattutto tre persone straordinarie. I risultati ci hanno dato ragione, Crema ai play off da neo promossa”.

Eppure siete partiti malissimo. Mai la società ha dato segnali di voler cambiare qualcosa?

Mai. Noi, io e Piazza dopo lo 0-7 iniziale abbiamo dato alle ragazze tutta la serenità e la tranquillità e la fiducia possibile. E la società non ha battuto ciglio. Il presidente Manclossi non ha mai messo bocca nelle questioni tecniche e non c’è stato bisogno di convincerlo che comunque stavano facendo le cose giuste, per bene. Non abbiamo avuto nessun disturbo e non abbiamo avuto bisogno di fare tagli, cambi e via dicendo. Senza alcuna polemica, voglio appena ricordare che le due retrocesse (Valdarno e Brescia,ndr) hanno preso 15 straniere in due”.

Qual è il suo futuro?

Non lo so. Il mio contratto con Crema è scaduto a prescindere dalla cessione del titolo, perché era di tre anni. Al momento sono disoccupato ma ho ancora voglia di fare questo lavoro perché mi diverte. Non so dire se tre anni sia il tempo minimo giusto per costruire qualcosa perché anche qui, dipende da in che contesto inizi a lavorare come DS. Nel primo anno di Broni in serie A1 eravamo tutti, ma davvero tutti, totalmente inesperti della categoria. Io ho fatto le domande che credevo giuste alle persone che ritenevo che ne sapessero più di me per andare avanti e formarmi l’esperienza giusta. A Crema è stato già un po' diverso ma comunque è stato necessario continuare ad imparare come lo è sempre. Soprattutto perché la prima cosa da avere subito chiara in testa è che il femminile non c’entra niente con i maschi e al di là delle facili spiegazioni, bisogna capire che le priorità sono alte, che la qualità di vita che una società offre alle donne deve essere diversa. Dalle grandi alle piccole cose”.