L'ex arbitro Fausto Deganutti fischia il movimento sotto canestro

Fonte: Messaggero veneto
L'ex arbitro Fausto Deganutti fischia il movimento sotto canestro

Arbitri. Primo amore cestistico di Deganutti, che rispolvera un vecchio cavallo di battaglia. Ciò mentre infuria la polemica Aiap - Fip sui criteri di valutazione per le graduatorie, che quest’anno hanno visto l’udinese Giorgio Provini promosso con merito in A. «E’ un fatto - dice Fausto con orgoglio di categoria - che gli arbitri in una Federazione abbiano un ruolo molto importante a salvaguardia di regole e regolamenti. Invece, in tutte le Federazioni sottostanno a regole politiche. Non possono stare dalla parte di chi giudica. Devono avere una struttura indipendente dalla Federazione. Questo in Italia non è mai stato così. Soprattutto nella pallacanestro i vertici arbitrali sono eletti dagli arbitri stessi, per cui i 100 professionisti finiscono per avere un potere sovrastante sui 5 o 6 mila fischietti italiani. Così Tola è saltato all’Aiap dove ora è presidente Sabetta, Zancanella è stato nominato al Cia. Pullulano i ricorsi e le procure indagano, con intercettazioni fra arbitri e designatori. La Fip non prende in mano la situazione per paura di uno sciopero arbitrale, paura indotta dalle leghe che gestiscono i campionati. Un buon presidente li caccerebbe tutti e per sostituirli prenderebbe arbitri stranieri, che sono bravi lo stesso e costano meno. Ci vuole coraggio politico e il sostegno delle società, che non hanno una lira, sono alla canna del gas e risparmierebbero. Invece, hanno paura di qualcosa. Così da 5 anni in Italia vince sempre e solo una squadra, il campionato non è attrattivo perché non è competitivo e il disastro continua».
Fip. Costi su cui incidono in modo pesante anche i parametri Federali per i tesseramenti, da redistribuire poi in parte quali premi Nas, per la cui abolizione per gli stranieri si era mossa la Legadue di Bonamico rispedito al mittente o tra i dilettanti. «Una sessantina di società - annota Deganutti -, dalla Legadue fino alla C dilettanti, non si sono reiscritte. Non può funzionare così. A Udine la Fip per la Prima Divisione ha avuto solo 4 squadre iscritte, che rinunciano perché preferiscono i campionati degli enti di propaganda. I costi della Fip sono insopportabili, specie per i campionati più amatoriali quali la Prima Divisione. Così la base di giocatori non aumenta di numero e neanche le società. Che, quando anche in economia si parla di aggregare, non si capisce perché non lo facciano nel basket. Quando arbitravo io fino a metà anni Novanta c’erano città di peso numerico che facevano la A, ora si gioca in piccoli borghi che, pur bravi e meritori, non hanno le dimensioni per attirare sponsor alla pallacanestro. Il movimento sopravvive nelle grandi piazze, bacini d’utenza da 2.000 - 2.500 spettori non sono autosufficienti e finiscono per dipendere dagli sponsor. La Fip, poi, deve tagliare le spese per i seguiti come si è visto all’Europeo dove c’erano più dirigenti che giocatori, per riunioni tecniche e allenatori a Bormio. Parametri e premi Nas sono un errore devastante fatto dalla Fip, specie se si pensa che un italiano di nascita rischia di non poter giocare da italiano se non ha i 4 anni di formazione nelle giovanili in Italia. Per Chiacig si è dovuta fare una deroga, io stesso non avrei mai potuto giocare perché figlio di emigranti dai 15 ai 20 anni. Come dimostra anche la vicenda dello sciopero nel calcio, sotto ci sono beghe politiche. Quand’ero in consiglio nazionale, io votai contro i procuratori in Federbasket»..
Fvg. Deganutti, ex presidente regionale Fip, come vede il rinnovo obbligato di maggio scorso per le dimissioni indotte di Cipolat? «E’
stato sofferto, per pochi voti di differenza. Compito di Adami, che è in grado di assolvere, è di non spaccare la Regione. Ci vuole oculatezza, fra un anno si va al rinnovo naturale. Non lo invidio, le società sono in difficoltà e deve fare la spola Udine - Trieste, dove io avevo tanta gente valida a darmi una mano. Comunque, sta facendo molto bene e sono contento. Lavori per la sua riconferma, altrimenti non ha molto senso quel che è stato. Così come, a livello nazionale, non ha senso che quattro Regioni dominanti Lazio, Lombardia, Emilia e Veneto monopolizzino il Consiglio Federale con il sistema elettivo dei delegati. Sarebbe più democratico che ogni regione avesse rappresentanza effettiva, attraverso il voto diretto delle società all’assemblea elettiva».
Polisportiva. Infine, Deganutti dg attivo. La Snaidero non si è iscritta alla Legadue. Le Aquile sì alla A di hockey su ghiaccio, ma senza sponsor sono in alto mare. Rugby Udine (Sala), Sporting (Scopigno) e la neoammessa Apu (Gattesco) perdono pezzi in precampionato. Che succede? «Che si fa il passo secondo la gamba - dice il direttore della Polisportiva - nessuno vuole farlo più lungo, budget permettendo. Si devono consolidare i rapporti con gli sponsor, un progetto di un anno o due non ha senso. Si devono fare più risparmi possibile, siamo contenti se le società sono parsimoniose». Tanto più che la Polisportiva stessa ha cambiato pelle, passando dal marketing bianconero di stampo calcistico della Happy service al servizio dell’Interlaced Udine: «Fa il suo lavoro, coordinando anche i rapporti con gli sponsor. Ha soprattutto un ruolo da speaker, parla con gli sponsor istituzionali e privati. Ha
una funzione mediatica per fare uscire il lavoro delle società a livello giovanile, visto che le prime squadre hanno già i loro uffici stampa. Gli sponsor vanno gratificati con la visibilità».